Semplice: perché non mi serve!
Veniamo con ordine.
È da qualche anno che si parla della “dematerializzazione” dei documenti in discussione nelle sedute del Consiglio comunale di Trieste di cui faccio parte.
Fino ad ora non se ne era fatto nulla.
Con la necessità di lavorare in streaming a causa della pandemia e della conseguente impossibilità di tenere le sedute “in presenza” di sono attivati vari sistemi di condivisione dei documenti affinché tutti i consiglieri abbiano la possibilità di consultarli dalle proprie abitazioni.
Anche dal punto di vista delle sedute, l’informatizzazione ha avuto delle accelerazioni evidenti con le sedute che si tenevano in modo virtuale, con tutti gli svantaggi (e vantaggi) del caso.
Un problema erano sicuramente le votazioni, che si tenevano per chiamata, allungando sensibilmente i tempi. La soluzione è un sistema di televoto, che permetterà tempi molto più brevi.
Io, da sempre, ho cercato di utilizzare meno carta, acquistando un tablet già ad inizio della consiliatura, cercando di limitare le stampe, che facevo a casa mia, di quei pochi documenti che preferivo avere su carta,…
Ora, la trovata è quella di fornire a tutti i Consiglieri un tablet in comodato, con alcuni programmi per poter partecipare alle sedute, votare, ed avere tutti i documenti necessari.
Sono convinto che l’Amministrazione, come anche esplicitato nel Regolamento per il funzionamento del Consiglio comunale, debba fornire tutti gli strumenti di cui un consigliere abbia bisogno nel suo lavoro.
Bene: a me il tablet non serve. Ho verificato che le “app” utilizzate per connessioni da remoto, condivisione documenti e televoto (piattaforme “GotoMeeting”, “Filr”, “Sc@mbio” e “Posta.um.fvg”, e la piattaforma fornita da Telemeeting Italia che fornisce il televoto che è accessibile attraverso una semplice pagina web) non siano vincolate all’uso dello specifico supporto fornito dal Comune ed ho rifiutato di ricevere il supporto offerto in comodato gratuito.
Comodato gratuito per i Consiglieri, ma oneroso per il Comune: 7,50 euro (+ IVA?) al mese comprensivo di SIM (con che contratto non lo so e non mi interessa). La spesa, moltiplicata per 40 Consiglieri e 12 mesi fanno 3.600,00 euro l’anno (+ IVA?).
Non voglio aggiungere altro, su quanto il Comune risparmierà (precedentemente si parlava di 400 risme di carta all’anno a cui vanno sommati i costi per la fotocopiatura), su quali vantaggi, su quali costi verrebbero a presentarsi per l’utilizzo di tablet personali, o su altri dettagli che potrebbero risultare fastidiosi.
Dico solo che, forse l’unico Consigliere, ho rifiutato un tablet non richiesto semplicemente perché non mi mi serviva: ho già altri sistemi personali alternativi.
Come battuta dico che se con il mio cellulare riesco a far volare un drone, riuscirò certamente anche a votare in Consiglio comunale.
Perché ho rifiutato il tablet fornito ai consiglieri dal Comune di Trieste?
Semplice: perché non mi serve!
Veniamo con ordine.
È da qualche anno che si parla della “dematerializzazione” dei documenti in discussione nelle sedute del Consiglio comunale di Trieste di cui faccio parte.
Fino ad ora non se ne era fatto nulla.
Con la necessità di lavorare in streaming a causa della pandemia e della conseguente impossibilità di tenere le sedute “in presenza” di sono attivati vari sistemi di condivisione dei documenti affinché tutti i consiglieri abbiano la possibilità di consultarli dalle proprie abitazioni.
Anche dal punto di vista delle sedute, l’informatizzazione ha avuto delle accelerazioni evidenti con le sedute che si tenevano in modo virtuale, con tutti gli svantaggi (e vantaggi) del caso.
Un problema erano sicuramente le votazioni, che si tenevano per chiamata, allungando sensibilmente i tempi. La soluzione è un sistema di televoto, che permetterà tempi molto più brevi.
Io, da sempre, ho cercato di utilizzare meno carta, acquistando un tablet già ad inizio della consiliatura, cercando di limitare le stampe, che facevo a casa mia, di quei pochi documenti che preferivo avere su carta,…
Ora, la trovata è quella di fornire a tutti i Consiglieri un tablet in comodato, con alcuni programmi per poter partecipare alle sedute, votare, ed avere tutti i documenti necessari.
Sono convinto che l’Amministrazione, come anche esplicitato nel Regolamento per il funzionamento del Consiglio comunale, debba fornire tutti gli strumenti di cui un consigliere abbia bisogno nel suo lavoro.
Bene: a me il tablet non serve. Ho verificato che le “app” utilizzate per connessioni da remoto, condivisione documenti e televoto (piattaforme “GotoMeeting”, “Filr”, “Sc@mbio” e “Posta.um.fvg”, e la piattaforma fornita da Telemeeting Italia che fornisce il televoto che è accessibile attraverso una semplice pagina web) non siano vincolate all’uso dello specifico supporto fornito dal Comune ed ho rifiutato di ricevere il supporto offerto in comodato gratuito.
Comodato gratuito per i Consiglieri, ma oneroso per il Comune: 7,50 euro (+ IVA?) al mese comprensivo di SIM (con che contratto non lo so e non mi interessa). La spesa, moltiplicata per 40 Consiglieri e 12 mesi fanno 3.600,00 euro l’anno (+ IVA?).
Non voglio aggiungere altro, su quanto il Comune risparmierà (precedentemente si parlava di 400 risme di carta all’anno a cui vanno sommati i costi per la fotocopiatura), su quali vantaggi, su quali costi verrebbero a presentarsi per l’utilizzo di tablet personali, o su altri dettagli che potrebbero risultare fastidiosi.
Dico solo che, forse l’unico Consigliere, ho rifiutato un tablet non richiesto semplicemente perché non mi mi serviva: ho già altri sistemi personali alternativi.
Come battuta dico che se con il mio cellulare riesco a far volare un drone, riuscirò certamente anche a votare in Consiglio comunale.