Domanda di attualità sulla ricostruzione della Piscina terapeutica “Acquamarina”

Quella che segue è la domanda di attualità che intendo porre la prossima seduta del Consiglio comunale di Trieste, il 9 settembre 2019 alle ore 18.00, riguardo le intenzioni dell’Amministrazione comunale per la riattivazione della Piscina terapeutica “Acquamarina” di Trieste.

(N.B.: mi è stato suggerito di modificare la domanda per renderla più aperta. Quello che segue è il testo definitivo presentato.)

*-*-*

Come è noto, il 29 luglio 2019 è caduto il tetto della piscina terapeutica “Acquamarina” di riva Grumula a Trieste, rendendo inutilizzabile la struttura.

La struttura, facilmente raggiungibile con mezzi pubblici e privati, veniva utilizzata da una ampia fascia di pubblico (oltre 500 gli utenti abituali), a partire da neonati fino a persone di età avanzata, in particolare da chi presentava necessità sanitarie e riabilitative. Circa 130 erano i “ragazzi problematici” che venivano accompagnati da operatori specializzati e volontari.

Ampio il settore di operatività nell’ambito sanitario, sotto stretto controllo medico, con riabilitazione post-chirurgica di varie specialità, riabilitazione motoria per osteoartrosi, movimento articolare in acqua, idroterapia individuale per bambini, pazienti autistici ed affetti da sindrome di Down; movimenti articolari con fisioterapia per paraplegici e tetraplegici; fisiokinesiterapia, terapia cranio-sacrale, rieducazione perineale, drenaggio linfatico, terapia fisica (ultrasuoni, elettroterapia), terapia antalgica.

A disposizione degli utenti anche un nutrizionista.

Oltre al nuoto libero erano organizzati numerosi corsi di nuoto, di sport per disabili, di hydrobike, di acquagym, di pilates, di preparazione al parto.

Nella piscina erano presenti delle attrezzature, quali i sollevatori, che agevolavano l’ingresso e l’uscita dall’acqua per chi presentava delle difficoltà. Attrezzature che erano, in parte, state donate. 

Presso “Acquamarina” lavoravano una cinquantina di persone fra sanitari, bagnini, istruttori di nuoto e di altre attività, addetti al bar e ai servizi, sul cui futuro occupazionale vi sono numerosi punti di domanda.

Dopo il crollo si sono ventilate diverse ipotesi sull’eventuale ricostruzione, nella stessa sede, in nuove sedi poste nelle vicinanze dell’attuale, in Porto vecchio…

Per quanto riguarda le necessità sanitarie più urgenti i pazienti son stati indirizzati presso la casa di cura “Pineta del Carso” che, tuttavia, non presenta una struttura paragonabile all’“Acquamarina” e non eroga gli stessi servizi, risultando, inoltre, difficilmente raggiungibile.

Attualmente la struttura è sotto sequestro giudiziario. Seguiranno i lavori di sgombero delle macerie e l’abbattimento della struttura stessa, che non sembra essere recuperabile.

Da quanto appreso, i danni provocati dalla caduta del tetto non hanno riguardato i costosi macchinari che prelevano l’acqua dal mare e la filtrano per il successivo utilizzo nella vasca, macchinari che potrebbero essere riutilizzati.

Sui socials si segnala che il gruppo “Ricostruiamo l’Acquamarina” ha raggiunto, nel giro di qualche giorno, 2.000 “mi piace”, dimostrando quindi un interesse da parte di un vasto pubblico per questa che appare essere una emergenza sanitaria.

“Si chiede al Sindaco e agli assessori competenti quali siano le iniziative che l’Amministrazione comunale intende mettere in atto, per quanto di competenza del Comune, per rispondere alle necessità terapeutiche, ludico-ricreative e sportive che gli ex utenti della “Piscina terapeutica di Trieste” non riescono a trovare in nessuna struttura attualmente esistente a Trieste (acqua salata alla temperatura di 32°) e la tempistica per l’eventuale realizzazione delle stesse.”

Grazie!

Marco Gabrielli

(Lista Dipiazza)

La piscina terapeutica “Acquamarina” il 27 agosto 2019.

One Response so far.

  1. Fortuna Poggi ha detto:

    Spettabile consigliere
    Personalmente la ringrazio dell’interessamento .
    Volevo metterle in evidenza quali siano le nostre difficoltà e il danno che ci è stato procurato dopo il crollo del tetto della piscina ( ovviamente dopo la fortuna per non averci rimesso la vita)
    Io ho un figlio affetto da una tetraplegia distonica dalla nascita.
    È ovvio che tutti noi abbiamo la speranza che ricostruire la piscina è per noi di primissima e vitale importanza.
    Mio figlio frequenta la struttura già dall’inaugurazione ( 20 anni) è affetto da una tetraplegia distonica
    Un disabile con problematiche neuromotorie distoniche,dall’acqua marina ha un beneficio sulla sua salute e il controllo delle sue distonie, e le altre patologie collegate, perchè bloccato in una carrozzina per tutta la vita.
    Volevo mettere in evidenza che i progettisti della struttura già dall’inagurazione sono stati contestati, il motivo per non aver prevvisto nella progettazione una passerella per facilitare l’immissione in acqua di persone con difficoltà motorie complesse ( dove sta bene un disabile stano bene tutti i cittadini) . Per ben 20 anni noi siamo stati costretti avvalerci di operatori a supporto per la sua immissione in acqua, proprio per l’impossibilità di utilizzare il sollevatore legato proprio alla sua patologia, pagando le persone ogni settimane che utilizza la struttura sia come sportivo che come cittadino,,ovviamente proprio in assenza di una passerella che permette di entrare in acqua con facilità, con una carrozzina da acqua, provviste del cuneo divaricatore che non permette a un distonico di scivolare .
    Se i progettisti anzichè contestarci prima dell’inaugurazione avrebbero progettato una passerella ,e che tutti i cittadini con problematiche motorie entravano in acqua con la carrozzina e senza fatica, molti di noi oggi non saremmo così acciacatl .
    Le scrivo queste difficoltà anche per tenere presente che quando si progetta si dovrebbe “pensare ” l’utilizzo” per tutti i cittadini, e che per la prossima ricostruzioni venga prevvisto e pensato per tutti anche x i disabili ,nessuno escluso.
    Del resto staremmo molto attenti e non saranno consentite discriminazioni a riguardo.
    Eppure nelle progettazioni”Architetti” ingegnieri ecc , studenti universitari vengono dollecitati a rispettare le normative degli edifici per l’utilizzo di tutti i cittadini.
    Si consiglia di fare dei sopralluoghi nelle piscine Bolognesi ( dove tutti i cittadini e anche i disabili ) possono usufruirle senza difficoltà, oppure verificare nella vicinissima Slovenia ad “Ancarano” e basterebbe copiare.veramente spero che siano valutati i bisogni e i diritti di tuttil