Sono in tanti che mi chiedono perché parteciperò alla manifestazione indetta dal “Comitato Difendiamo i nostri figli” del 20 giugno 2015 in Piazza San Giovanni a Roma (inizio ore 15.30).
Tante sono le motivazioni che mi spingono e che sono già state pubblicate da varie persone in altri siti, blog o giornali… Le condivido quasi tutte…
Io ne aggiungo, o meglio, sottolineo una in particolare: la mancanza di rappresentanza in Parlamento per chi crede nella famiglia e attende politiche in suo sostegno.
Io scendo a Roma perché non mi sento rappresentato dai parlamentari eletti alla Camera e al Senato e nei vari consigli.
Mi sento tradito dai tanti che chiedono il voto dicendosi “cattolici” e poi, dimenticati i “principi” e i “valori”, seguono maggiormente gli ordini del partito o una certa interpretazione della Costituzione o le lobby o le mode.
Non mi sento rappresentato da chi contrasta i “principi” e i “valori” sostenendo che “ce lo chiede l’Europa” o “siamo gli ultimi in Europa”. Oltre a tutto mentono sapendo di mentire perché sono tanti gli Stati europei che, con leggi, costituzioni e referendum, vanno in direzione opposta.
Non mi rappresenta chi preferisce qualche “posticino al governo” o in seno a qualche partito ad una battaglia per i diritti della famiglia e dei bambini.
Non parla in mio nome chi va contro la realtà sostenendo diritti che non sono diritti; chi è pronto a “sperimentare” sulla pelle dei bambini. A questi bambini viene negato il diritto ad avere un padre e una madre, a questi bambini viene negata la possibilità di crescere con una figura di riferimento maschile ed una femminile
Con il mio voto non ho delegato nessuno ad illudere gli omosessuali dicendo loro che potranno diventare genitori perché quello che conta è “l’amore”. Due uomini e due donne non potranno mai dirsi vicendevolmente “il figlio che bramo avrà i tuoi occhi”. Non si diventa “genitori” solo perché si affitta un utero o ci si fa “donare” del seme. Per avere dei figli non basta l’ “amore”.
Non mi rappresenta chi non capisce o non vuole capire o arriva a negare che il DDL Scalfarotto chiude la bocca a chi la pensa diversamente da quanto imposto dal “politicamente corretto”; che il DDL Fedeli propaganda ed impone una ideologia; che il DDL Cirinnà distrugge l’idea stessa di matrimonio ed apre alla pratica dell’utero in affitto.
Non ha votato a nome mio chi ha approvato la legge del “divorzio breve”.
Salvo che per un esiguo manipolo di parlamentari le mie idee non sono rappresentate in Parlamento: per questo sabato 20 giugno scenderò a Roma, a manifestare in favore della famiglia, l’unica “famiglia”, quella formata da un padre, da una madre e dai figli che nascono da questo matrimonio (o che da questo nucleo vengono adottati).
Non so in quanti saremo e se tutti la penseremo allo stesso modo: io ci sarò a ricordare che esisto e che anche io voto e non sono più disposto a votare persone o partiti che non mi rappresentano più. Sarò a Roma a ricordare cosa mi attendevo dalle persone che ho votato il giorno delle elezioni ed aspettandomi da loro un atto di coraggio.
Perché andrò a Roma il 20 giugno?
Sono in tanti che mi chiedono perché parteciperò alla manifestazione indetta dal “Comitato Difendiamo i nostri figli” del 20 giugno 2015 in Piazza San Giovanni a Roma (inizio ore 15.30).
Tante sono le motivazioni che mi spingono e che sono già state pubblicate da varie persone in altri siti, blog o giornali… Le condivido quasi tutte…
Io ne aggiungo, o meglio, sottolineo una in particolare: la mancanza di rappresentanza in Parlamento per chi crede nella famiglia e attende politiche in suo sostegno.
Io scendo a Roma perché non mi sento rappresentato dai parlamentari eletti alla Camera e al Senato e nei vari consigli.
Mi sento tradito dai tanti che chiedono il voto dicendosi “cattolici” e poi, dimenticati i “principi” e i “valori”, seguono maggiormente gli ordini del partito o una certa interpretazione della Costituzione o le lobby o le mode.
Non mi sento rappresentato da chi contrasta i “principi” e i “valori” sostenendo che “ce lo chiede l’Europa” o “siamo gli ultimi in Europa”. Oltre a tutto mentono sapendo di mentire perché sono tanti gli Stati europei che, con leggi, costituzioni e referendum, vanno in direzione opposta.
Non mi rappresenta chi preferisce qualche “posticino al governo” o in seno a qualche partito ad una battaglia per i diritti della famiglia e dei bambini.
Non parla in mio nome chi va contro la realtà sostenendo diritti che non sono diritti; chi è pronto a “sperimentare” sulla pelle dei bambini. A questi bambini viene negato il diritto ad avere un padre e una madre, a questi bambini viene negata la possibilità di crescere con una figura di riferimento maschile ed una femminile
Con il mio voto non ho delegato nessuno ad illudere gli omosessuali dicendo loro che potranno diventare genitori perché quello che conta è “l’amore”. Due uomini e due donne non potranno mai dirsi vicendevolmente “il figlio che bramo avrà i tuoi occhi”. Non si diventa “genitori” solo perché si affitta un utero o ci si fa “donare” del seme. Per avere dei figli non basta l’ “amore”.
Non mi rappresenta chi non capisce o non vuole capire o arriva a negare che il DDL Scalfarotto chiude la bocca a chi la pensa diversamente da quanto imposto dal “politicamente corretto”; che il DDL Fedeli propaganda ed impone una ideologia; che il DDL Cirinnà distrugge l’idea stessa di matrimonio ed apre alla pratica dell’utero in affitto.
Non ha votato a nome mio chi ha approvato la legge del “divorzio breve”.
Salvo che per un esiguo manipolo di parlamentari le mie idee non sono rappresentate in Parlamento: per questo sabato 20 giugno scenderò a Roma, a manifestare in favore della famiglia, l’unica “famiglia”, quella formata da un padre, da una madre e dai figli che nascono da questo matrimonio (o che da questo nucleo vengono adottati).
Non so in quanti saremo e se tutti la penseremo allo stesso modo: io ci sarò a ricordare che esisto e che anche io voto e non sono più disposto a votare persone o partiti che non mi rappresentano più. Sarò a Roma a ricordare cosa mi attendevo dalle persone che ho votato il giorno delle elezioni ed aspettandomi da loro un atto di coraggio.