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Piazza San Giovanni a Roma strapiena di famiglie non è una cosa da tutti i giorni.
Una piazza che si è riempita con il solo “passa parola”, senza ordini dall’alto e con il quasi assoluto “silenzio stampa” è quasi un miracolo.
Girando per la piazza il clima è strano: non una solita manifestazione di protesta o inneggiante a qualcuno o qualcosa, non l’attesa di cantanti riuniti dai sindacati per il primo maggio. C’è aria di festa.
Quello che salta all’occhio sono le famiglie, tantissime famiglie anche con tanti figli. Passeggini, tanti passeggini. E tanti figli ancora in arrivo.
Famiglie pronte ad accogliere la vita che arriva, senza “scegliere” o selezionare: non mancano i bambini Down ed altri bambini evidentemente “malati”.
Tante mamme allattano, fiere di farlo in mezzo alla gente, e i bambini sembrano a loro agio a succhiare il latte in una situazione un po’ fuori dal comune.
Non mancano gli anziani aggrappati ai loro bastoni, ma tuttavia presenti.
Tanti dialetti, tante cadenze, segno di un popolo radunato a Roma dagli estremi confini d’Italia, isole comprese.
Tanti cartelli, esposti con discrezione; tante bandiere; tante scritte sulle magliette.
Tante “appartenenze”: movimenti, associazioni, parrocchie; altre confessioni e altre religioni, come si è potuto ascoltare anche dal palco.
Emerge la preoccupazione che ha radunato in questa piazza un numero così elevato di persone: una preoccupazione per i figli, per i “nostri” figli. Vanno “difesi”. Difesi da cosa? Dall’ideologia che nega le evidenze come le differenze fra uomo e donna e la necessità di entrambi per poter avere dei figli. Contro questa ideologia e contro le leggi che la sostengono e la propagandano Piazza San Giovanni si è riempita. Si è riempita per far sentire il proprio dissenso a chi non vuole ascoltare e non vuole dialogare.
Ma la manifestazione è anche una testimonianza di bellezza, è anche una testimonianza cristiana.
Cosa resta della giornata, una giornata che segna un punto di svolta nel mondo cattolico, per la prima volta sceso in piazza perché radunato dal basso e non dai vertici della Chiesa, per la prima volta pronto a denunciare un’ideologia strisciante che arriva a dettare delle leggi come la Scalfarotto, che vieta ogni forma di dissenso; come la Fedeli, che impone la propaganda dell’ideologia nelle scuole; come la Cirinnà, che permette il “matrimonio omosessuale” riconoscendo ai “coniugi” gli stessi diritti di una coppia eterosessuale ed apre a pratiche come l’adozione e l’utero in affitto?
Sulla efficacia della manifestazione a fermare queste leggi ci sarà poco da attendere: già nelle prossime settimane è prevista la discussione in Parlamento, dove è presente una ampia maggioranza favorevole e dove l’eco della piazza non sembra sia arrivato con tutta la forza necessaria.
Quella che si è vista in Piazza San Giovanni è una consapevolezza inattesa in chi è sceso a manifestare, ma il cammino deve proseguire con una maggior attenzione agli aspetti della realtà che fino ad ora sembrano sfuggiti. I genitori dovranno stare più attenti a quello che viene insegnato nelle scuole dei figli, pronti ad intervenire facendo sentire la propria voce nei luoghi più opportuni, magari assieme ad altri genitori che hanno le stesse preoccupazioni. Per questo occorre coraggio ed organizzazione: il coraggio già dimostrato scendendo a Roma e l’organizzazione per condividere problematiche e modalità di intervento magari con associazioni e comitati già esistenti. Occorrerà una presenza nei consigli scolastici, dal consiglio di classe a quello di istituto a quello provinciale: una presenza sempre più necessaria e attualmente poco sentita anche fra i genitori cattolici tanto attenti all’educazione dei figli.
I genitori dovranno difendere i propri figli anche dalla televisione o da Internet: sono sempre di più i film, i programmi e gli spettacoli nei quali l’ideologia gender viene propagandata apertamente o in modo subdolo.
Volendo difendere i propri figli bisognerà anche porre attenzione al momento del voto. Come si è già potuto più volte osservare, la stragrande maggioranza dei nostri rappresentanti in Parlamento, ma anche nei consigli regionale e comunale, è schierata a favore dell’ideologia gender e, in ogni caso, contro i principi non negoziabili: la “vita”, la famiglia a la libertà di educazione. Molto spesso chi è stato eletto lo è stato anche con il voto di chi il 20 giugno era in Piazza San Giovanni a Roma per il “Family day”. E chi è sceso a Roma lo ha fatto anche perché non ha più dei rappresentanti credibili nelle istituzioni. La prossima tornata elettorale si dovrà tener conto anche della necessità di “difendere i nostri figli”.
Marco Gabrielli
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