In merito all’apertura di un registro per le DAT a Trieste

Il 18 febbraio 2014 un comunicato stampa del Comune di Trieste informava della decisione della Giunta Comunale, presieduta dal sindaco Roberto Cosolini, di istituire un registro per il deposito e la custodia delle “Dichiarazioni anticipate di trattamento” (DAT). Ne è seguito un acceso dibattito che ha coinvolto, fra gli altri, da una parte il settimanale diocesano “Vita Nuova”, con interventi del direttore Stefano Fontana (1) (2), dell’arcivescovo Mons. Giampaolo Crepaldi intervistato da Stefano Fontana e di Chiara Mantovani e, dall’altra, il quotidiano triestino “Il Piccolo”. Ho voluto intervenire anch’io, scrivendo il seguente articolo destinato a “Vita Nuova online”. Affronto l’argomento leggendo delibera e regolamento evidenziando, anche sotto forma di domanda, alcune “criticità”.

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A breve, dunque, il Consiglio Comunale di Trieste discuterà la delibera in merito all’istituzione del servizio per il deposito e la custodia delle dichiarazioni anticipate di trattamento (DAT), ed approverà anche il relativo regolamento.

E’ facile prevedere l’inutilità di un simile registro in mancanza di una legislazione nazionale in materia. La lettura del “Regolamento per il deposito e la custodia delle dichiarazioni anticipate di trattamento” toglie ogni dubbio in merito. Appare evidente come tutto si esaurisce con il deposito e la custodia delle DAT, non essendo neanche previsti i criteri per l’accesso e per l’apertura delle stesse.

Nella definizione di “dichiarazione anticipata di trattamento” l’art. 2 parla di consenso informato. Questo prevede che vi sia qualcuno che informi sulla situazione sanitaria e proponga delle possibili terapie. Cosa difficile trovandosi davanti ad una persona sana e non davanti ad una malattia attuale e concreta. Manca inoltre la figura di un medico in grado di proporre il “consenso informato”, comunicando una diagnosi e proponendo delle terapie. Ed è difficile poter prevedere gli sviluppi della medicina nei prossimi 20 – 30 – 40 anni.

Come si deduce dall’art. 5, le DAT vengono chiuse all’interno di una busta chiusa e sigillata che non passa alcun filtro. In questo modo è facile prevedere che le DAT così rilasciate potrebbero contenere errori od indicazioni imprecise. L’essere depositato in busta chiusa e sigillata e non passare il vaglio di un sanitario o comunque di un funzionario permette qualsiasi tipo di dichiarazione. Potrebbero esprimere anche desideri che risultino oggi irrealizzabili quali richieste eutanasiche, che, come affermato ad esempio nel documento del 18/12/2003 del Comitato Nazionale di Bioetica riportato nella delibera citata, contraddicono il diritto positivo e le regole di pratica e deontologia medica.

“Originale” perché non definita e non presente in nessuna legge anche la funzione del cosiddetto “Fiduciario” e dei “Fiduciari supplenti” cui si fa riferimento agli articoli 4, 5, 6 e 7. Secondo il regolamento, avrebbero il compito di “collaborare all’attuazione delle dichiarazioni anticipate in ordine ai trattamenti sanitari”. Che potere ha questa nuova figura? Con chi si relaziona? Come? Con che priorità rispetto, ad esempio, a famigliari e congiunti? A queste domande un regolamento comunale non può rispondere, ma è probabile che la presenza di una simile figura riconosciuta dal Comune di Trieste possa aprire pesanti contenziosi legali.

Non è prevista una modalità di apertura della busta sigillata per la lettura delle DAT ad opera del Fiduciario intenzionato ad “espletare i suoi compiti”. Lo farà davanti a qualcuno che legga le DAT o lo farà in separata sede? Verrà verificato che sia stato effettivamente sottoscritto dal Dichiarante? Nell’espletamento dei suoi compiti dovrà presentare lo scritto a chi ha in cura il “Dichiarante” o sarà sufficiente la sua interpretazione? Facile intuire a cosa possa portare la mancanza di indicazioni in merito.

Manca anche una sorta di richiesta di conferma al Dichiarante su quanto dichiarato: nel corso della vita uno potrebbe avere un’opinione sull’esistenza e sulle malattie diversa da quella espressa all’età di 18 – 20 anni, magari sotto l’influsso di un qualsivoglia condizionamento.

Quello che stupisce è che non sia prevista la notifica, per esempio alle aziende sanitarie triestine, della presenza delle stesse. Come potranno essere informati i medici sull’esistenza delle stesse? Come informare il Fiduciario di cui non si conosce l’esistenza?

L’art. 8 afferma perentoriamente che il “servizio è gratuito”. Quali costi, però, dovrà accollarsi l’amministrazione comunale magari distraendo risorse da altri servizi? Quanto costeranno ai cittadini gli impiegati adibiti alla raccolta delle stesse? Quanto costerà l’ufficio, a prova di legge sulla “privacy”, che custodirà le buste con le DAT ed i nomi dei fiduciari? Quanto costerà l’elaborazione dei programmi per rilasciare dette dichiarazioni per via informatica? Questo non viene chiarito nella delibera. Fortunatamente non è attualmente previsto un servizio di accesso alle DAT 24 ore al giorno 7 giorni su 7, ma se lo fosse in futuro?

Sono queste preoccupazioni che non sembrano interessare a chi guida attualmente il Comune di Trieste occupato esclusivamente a farsi pubblicità e non a risolvere i problemi concreti delle persone che già sono tutelate contro l’eutanasia e l’accanimento terapeutico da articoli del codice penale e del codice di deontologia medica.

Fossi costretto a rilasciare una DAT, qualora mi venissi a trovare in uno stato vegetativo persistente chiederei di essere trattato con la stessa costanza, professionalità, amore cristiano disinteressato con cui le Suore Misericordie di Lecco hanno curato per oltre 15 anni Eluana Englaro. Chissà se il Comune di Trieste, tanto attento a propagandare la cultura eutanasica, sarebbe in grado di garantirmi un simile trattamento?

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Questa è la versione pubblicata su “Vita Nuova Online” il 25 febbraio 2014, dopo essere stata “rivista” dalla Redazione”.

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Questo quanto pubblicato su Vita Nuova, in edicola a Trieste dal 28 febbraio 2014:

2014-02-28 Vita Nuova pagina 06 (Su DAT Comune di Trieste)

2 Responses so far.

    • Marco Gabrielli ha detto:

      Grazie Paolo!
      Mi sembra che tu, in qualità di Consigliere comunale triestino, abbia ben chiaro che chi amministra la cosa pubblica ha dei limiti e delle competenze che è meglio non oltrepassare… Il rischio è di fare un inutile pasticcio come quello di cui si sta discutendo.
      E pensare che il “registro delle DAT” non era nemmeno nel programma del candidato sindaco Roberto Cosolini ( http://www.robertocosolini.it/wp-content/uploads/Programma-Cosolini.pdf ): è andato oltre anche in questo…