In balia di un giudice

Quello che segue è un mio commento ad una sentenza del tribunale di Bologna che affida una bambina di tre anni ad una coppia di omosessuali.

L’articolo è apparso su Vita Nuova online.

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In Emilia Romagna, come riporta il Corriere della Sera del 15 novembre, una bambina di tre anni è stata data in affido temporaneo a «due uomini di mezza età, con un lavoro e un buon reddito, che convivono da tempo. Sono una coppia stabile e affidabile, secondo i servizi sociali, che hanno espresso parere favorevole al provvedimento».

In mancanza di una chiara legislazione in materia è stata, ancora una volta, la Magistratura a pronunciarsi sul tema delle adozioni omosessuali. Il giudice di Bologna ha, di fatto, scavalcato il Parlamento. Da notare che il giudice si è rifatto ad una precedente sentenza della Corte Costituzionale del gennaio di quest’anno che affidava una bambina ad una coppia di donne omosessuali di cui una, però, era la madre naturale. Di quella sentenza è stata ripreso il giudizio che ritiene essere “mero pregiudizio” sostenere che “sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale”».

Non si ritiene quindi necessario che per lo sviluppo sano ed equilibrato di un bambino siano necessari la figura di un padre e di una madre e la loro complementarietà. Si nega quanto di fatto è imposto dalla natura: tutti gli animali superiori nascono da un esemplare di sesso maschile e da uno di sesso femminile e, pur con ovvie differenze a seconda delle varie specie, in qualche modo vengono cresciuti con una figura di riferimento maschile e una femminile.

La sentenza e il giudizio dei “servizi sociali” che hanno fornito il “nulla osta” all’affido non considerano i risultati di una ampia e crescente letteratura scientifica sviluppatasi in paesi in cui da anni sono permesse le adozioni da parte di coppie omosessuali, che, pur in un dibattito con affermazioni opposte, esprime dei dubbi sul normale sviluppo psico-fisico delle persone cresciute in assenza di figure genitoriali appartenenti ad sue sessi.

C’è chi ha qualche perplessità sulla sentenza. Fra questi Ugo Pastore, Procuratore capo della Procura dei minori di Bologna che, come rileva il sito Tempi.it, ha impugnato le sentenza esprimendo delle perplessità sul fatto che sia stato rispettato l’articolo 2 della Legge n. 184 del 1983 che prevede che il minore sia dato in affido “ad una famiglia, preferibilmente con figli minori“, non essendo state elencate altre possibili soluzioni ed il motivo per cui queste soluzioni siano state accantonate. Dalla sentenza emergono anche alcune incongruità come, ad esempio, il fatto che la “coppia stabile” sia formata da due persone che risultano avere diverse residenze. Vi è inoltre un difetto procedurale perché  solo uno dei genitori naturali, che sono stranieri, ha firmato il consenso all’affido temporaneo.

In ogni modo, con spettacoli e programmi televisivi, con servizi sui rotocalchi, con manifesti sui muri e sugli autobus, con leggi che proibiscono il dissenso ed ora anche con sentenze dei tribunali ci stanno cercando di convincere che l’omosessualità è una cosa tanto normale e naturale da poter affidare un bambino ad una coppia formata da persone dello stesso sesso. Forse dovremmo fermarci un momento a riflettere, partendo dal fatto di essere figli di un padre e di una madre…