Ulteriori scambi di vedute sull’eutanasia

Prosegue sulle colonne della rubrica “Segnalazioni” de “Il Piccolo”, lo scambio di vedute sull’eutanasia: giovedì 19 settembre l’Intervento è della dottoressa Giovanna Cornelio, venerdì 20 è il turno della professoressa Marina Del Fabbro. Di seguito trovate le scansioni di questi scritti, più in fondo la risposta che oggi ho inviato al giornale.

2013-09-21 Il Piccolo pagina 34 Intervento Cornelio

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2013-09-20 Il Piccolo pagina 34 Intervento Del Fabbro*-*-*

Rispondo brevemente alla Collega dottoressa Giovanna Cornelio che nell’“Intervento” del 19 settembre si è rivolta anche a me pur senza chiamarmi per nome.

Alla Collega dico che non sono giovanissimo, svolgendo la professione medica da oltre venti anni. Dico inoltre che svolgo un ruolo clinico e percorro spesso il sottilissimo crinale che vede il rischio di scivolare, da una parte, verso l’accanimento terapeutico e, dall’altra, verso l’eutanasia sia essa attiva od omissiva. Il tutto nel confronto, pieno di domande, con i Colleghi, i pazienti ed i famigliari.

Mi è inoltre stato chiesto più volte “in amicizia” un mio parere su quale fosse il trattamento migliore per alcuni pazienti che definirei “particolarmente critici”. Situazioni che mi hanno costretto ad approfondimenti o alla consultazione con altri specialisti. Conosco bene, quindi, quella sofferenza di cui scrive la Collega.

Il mio atteggiamento è sempre stato di evitare quello che giudicavo, in scienza e coscienza, accanimento terapeutico o eutanasia, cercando ed indicando possibili soluzioni alternative. Ho avuto inoltre modo di riscontrare delle carenze nel sistema sanitario, che presenta numerose lacune nell’assistenza dei malati terminali o comunque dei pazienti richiedenti particolari ed impegnativi gradi di assistenza, Ma questo è un argomento diverso…

Cosa fa l’Ordine dei Medici? Credo che quanto indicato nel Codice Deontologico al riguardo di “accanimento terapeutico” (art. 16: “Il medico, anche tenendo conto delle volontà del paziente laddove espresse, deve astenersi dell’ostinazione in trattamenti diagnostici e terapeutici da cui non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato e/o un miglioramento della qualità della vita”) ed “eutanasia (art. 17: “Il medico, anche su richiesta del malato, non deve effettuare né favorire trattamenti finalizzati a provocarne la morte”) sia chiarissimo. Credo che dovremmo tutti essere richiamati e ripartire dal giuramento prestato all’inizio della nostra professione medica.

Marco Gabrielli

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Aggiornamento: la mia risposta non è mai stata pubblicata, ma è stato pubblicato domenica 22 settembre un intervento del dott. Claudio Pandullo, Presidente dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Trieste. Lo pubblico su questa pagina, ritenendolo ampiamente, anche se non totalmente, condivisibile.

2013-09-22 Il Piccolo pagina 44 Intervento Pandullo(da “Il Piccolo”, giornale di Trieste, del 22 settembre 2013, pagina 44)