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Sono in molti quelli che chiedono come proseguirà il mio “impegno politico” in vista delle elezioni Comunali di Trieste della prossima primavera.
A chi non mi conosce devo raccontare che ho deciso di entrare “in politica” in modo attivo candidandomi alle elezioni regionali del Friuli Venezia Giulia dell’aprile 2013. Allora mi ero candidato nelle liste del PdL (Popolo della Libertà) giudicando quella formazione quella che, nonostante tutto, meglio rappresentava il mio pensare e nel quale fosse possibile portare avanti un discorso fatto di valori e di impegno. Le elezioni sono andate come sappiamo: con la vittoria di Debora Serracchiani e la sconfitta di Renzo Tondo e della coalizione di centro destra. Al mio esordio in una competizione elettorale io mi sono limitato a raggiungere qualcosa più di 700 preferenze (qui quelle raccolte nel Comune di Trieste). Un risultato insufficiente per essere eletto…

Dopo lo scioglimento del PdL da parte di Silvio Berlusconi, in un momento politico estremamente delicato per l’Italia, ho deciso di entrare nel Nuovo Centro Destra, il partito che a me sembrava meglio rappresentare il mio pensiero e in cui erano confluiti gli uomini migliori dell’ormai sciolto partito, quelli che più sostenevano un certo tipo di politica e quelli più impegnati nella difesa dei valori in cui credo. I primi tempi sono stati entusiasmanti: in poche settimane la nuova formazione aveva raccolto oltre 200.000 iscritti in Italia raggruppati in 20.000 circoli; oltre 3.000 erano gli “eletti” nei vari consigli che avevano formato dei gruppi del NCDx. Sembrava proprio un partito nato dalla base, attento al territorio e ai veri bisogni delle persone. Anche la scelta, sia pur discutibile, fatta allora, autunno 2013, di sostenere il Governo Letta era allora del tutto comprensibile e motivata. Purtroppo questa esperienza si è dimostrata deludente: già alle elezioni Europee (maggio 2014) si è vista mancare quella coesione e come fossero gli interessi personali a primeggiare. I tanto auspicati ed attesi congressi provinciali e regionali non si sono svolti a dimostrazione del fatto che non vi fosse un radicamento sul territorio e che chi era alla guida del Partito non era interessato alla base. Cosa dire del silenzio con cui il partito ha permesso che dei suoi ministri siano stati “silurati”? Dimostrazione questa di come solo il mantenere il potere interessava ai vertici. Poi la decisione di voler sostenere ad ogni costo il Governo Renzi, alcune scelte politiche sui temi a me più cari, le alleanze decise dai vertici senza contattare la periferia, il prospettare di confluire nel Centro Sinistra e l’uscita di scena per abbandono di alcuni validi esponenti mi hanno fatto decidere che non valga la pena di continuare a militare in questa formazione. Non si può tacere anche l’atteggiamento visto in questi ultimi giorni nei confronti del DDL Cirinnà: per come vedo io la politica avrei preferito una crisi di governo al voto sulla fiducia posto al Senato su una legge come quella sulle cosiddette “unioni civili”…

In questo periodo, mentre decidevo di concludere la mia esperienza nel NCD, mi sono avvicinato a quello che io ritengo essere l’espressione della “società civile”, a quel “parapolitico” anima del popolo italiano. Come non guardare con interesse e simpatia quei movimenti spontanei quali le Sentinelle in Piedi o tutta la vasta rete di comitati di genitori preoccupati per l’educazione e il futuro dei propri figli davanti a imposizioni ideologiche nelle scuole? Ma ci sono tante altre problematiche anche più urgenti… Come non ascoltare il grido di chi si trova senza lavoro nel disinteresse di tutti? Come non ascoltare i problemi di chi si trova con degli anziani o degli ammalati in casa? Come non pensare che, qualche volta, il poter contare sulla disponibilità di un asilo nido può favorire la nascita di famiglie e di figli che altrimenti verrebbero “rimandati” a tempi migliori? Come non riconoscere la grave crisi economica ed occupazionale che non sembra proprio essere alla fine. Tanti problemi ascoltati, tante possibilità di risposta, ma tanta impotenza da parte mia…

E ora veniamo al dunque: cosa fare in vista delle prossime elezioni comunali di Trieste che potrebbero darmi gli strumenti di azione per rispondere ai problemi reali,  concreti ed urgenti delle persone?

In estrema sintesi tre sono le possibilità: lasciare tutto, ritirarmi nel “privato” e limitarmi a dare quella testimonianza che ho sempre cercato di dare continuando il mio impegno nel “parapolitico”; cercare il partito o la lista che meglio rappresenta i miei principi e i miei valori e che mi lascerebbe maggior spazio d’azione; trovare qualcuno disponibile a fare una “lista civica” d’area, magari anche presentando un candidato sindaco, e impegnarmi per il miglior risultato della stessa.

Mi è stato facile scartare la prima ipotesi: ho ancora tanta voglia di fare e non mi sembra ancora il caso di “mettermi a riposo”.

La terza ipotesi è la più suggestiva. Pensare di formare una lista di “amici” uniti dagli stessi principi, magari candidando anche un proprio sindaco. Giudicare non importante chi venga eletto perché tutti uniti dagli stessi ideali e dalla stessa voglia di fare è una cosa allettante. In questi giorni ci stanno pensando in molti anche a livello nazionale. Fra i tanti faccio solo un esempio: il “Popolo della Famiglia” pensato da alcuni membri del comitato che ha organizzato i “Family days” del 20 giugno 2015 e del 30 gennaio 2016. Io ci avevo già pensato su per un po’, lavorato elaborando programmi e liste di persone a cui proporre una candidatura riscontrando pure alcune risposte positive, valutato e discusso con persone autorevoli le problematiche connesse a questa ipotesi di lavoro. Nonostante i tanti entusiasmi il giudizio finale è negativo: senza entrare nei molti dettagli (ma pronto ad approfondire il discorso) dico solo che senza soldi, senza giornali o televisioni, senza la possibilità di farsi conoscere e di dimostrare concretamente le proprie capacità e la propria credibilità, senza un radicamento sul territorio, l’impresa risulterebbe fallimentare. Con molto dispiacere ho quindi abbandonato anche questa ipotesi.

L’ultima ipotesi (cercare il partito o la lista che meglio rappresenta i miei principi e i miei valori e che mi lascerebbe maggior spazio d’azione) è quella che sto percorrendo. Sto cercando di fare qualcosa di analogo a quello che ho fatto nel 2013 candidandomi nelle liste del PdL. Ho valutato attentamente i pro e i contro, che non mancano così come non mancavano…

Vi terrò aggiornati!

 Marco Gabrielli