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Nel numero del settimanale cattolico triestino “Vita Nuova” in edicola il 4 luglio 2014 il direttore, Stefano Fontana, pubblica un’editoriale dal titolo: “Non expedit” (qui nella versione online), nel quale, fra l’altro, dichiara che “In questo momento non ci sono partiti politici in grado di soddisfare le condizioni minime per essere votati da un cattolico che abbia debitamente a cuore i principi della vita umana e della famiglia. I principi non negoziabili, insomma.”
Una dichiarazione molto chiara a cui segue l’invito a “farsi su le maniche e lavorare nella società” così come fanno le Sentinelle in Piedi e la Manif pour Tous, i nuovi battaglieri movimenti di opinione, i blog, le riviste, le pagine Facebook, le petizioni con raccolta di firme, le manifestazioni di piazza come per esempio la Marcia per il Matrimonio tenutasi negli Stati Uniti, perché “è in questi fenomeni che si aggrega il nuovo, non nelle urne elettorali. E lì che cittadini di ogni provenienza, non solo cattolici, ridisegnano i fondamentali della convivenza, l’abc dello stare insieme nell’autentico rispetto.”
Mi sono permesso di scrivergli questa lettera aperta:
Carissimo Direttore,
ho letto con particolare interesse l’editoriale dello scorso numero di Vita Nuova intitolato “Non expedit”.
Concordo perfettamente sul fatto che non esista più un partito che soddisfi le condizioni minime per essere votato da un cattolico. Salvo alcune rare eccezioni, i politici portano avanti politiche contrarie ai principi non negoziabili.
I “listini chiusi” senza preferenze alle elezioni politiche complicano ancora la situazione perché viene votato il politico prescelto dal partito senza avere la possibilità di scegliere fra i candidati chi sostiene i valori cristiani.
Non esiste un “PPNN” (Partito dei Principi Non Negoziabili), che sostenga la vita, la famiglia e la libertà di educazione con un programma ispirato alla Dottrina Sociale della Chiesa. Molto si è discusso sull’argomento, in molti auspicano la creazione di un simile partito, ma sarebbe estremamente difficile far nascere una simile forza politica e renderla sufficientemente rappresentativa. Non mi dilungo…
Allora si va verso il “non expedit”, l’astensione dei cattolici che non si vedono più rappresentati?
Lei da molto valore a quanto si muove nella cosiddetta “società civile”, i nuovi “movimenti” che si esprimono in vari modi, dalle veglie in piazza, alla diffusione di notizie, opinioni e giudizi, alla raccolta di firme, anche attraverso internet. Non posso che darle ragione, ma devo dire che ritengo che ciò non sia sufficiente. Credo che se questi movimenti non si vedono rappresentati o, quanto meno, ascoltati, nei palazzi della politica, il loro sforzo sia utile solo a formare delle coscienze. Per avere delle leggi rispettose dei principi non negoziabili servono dei politici che agiscano in prima persona.
La mia breve esperienza personale mi fa dire che c’è spazio per un simile impegno. Ma non è sufficiente. Per quanto uno possa essere capace e brillante, se lasciato solo, non riuscirà mai ad ottenere risultati. Chi si impegna ha bisogno di aiuto, di sostegno, di rappresentatività, di “tessere”, di voti nei congressi senza dei quali non si conta, non si redigono programmi, non si impostano strategie e non si fanno le leggi. E’ questo che oggi manca: manca una chiara e fedele presenza cattolica nei partiti capace di incidere dal basso in modo tale da far raggiungere ai programmi le condizioni minime per essere votati anche dai cattolici.
Manca poi chi prega per i politici e chi, in un rapporto di amicizia, ricordi loro il motivo dell’impegno di un cattolico nel mondo della politica: il sostegno dei principi non negoziabili e del bene comune.
Marco Gabrielli
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