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Leggo, con soddisfazione, che i defibrillatori (semiautomatici, noti come DAE – Defibrillatore automatico esterno) sono sempre più diffusi.
Da quanto è possibile apprendere daĺla stampa, il Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia ha recentemente approvato una mozione che impegna all’acquisto di defibrillatori da distribuire in ogni scuola della regione.
Sicuramente una buona notizia. Come noto, io stesso avevo presentato al Consiglio comunale di Trieste una mozione in tal senso, mozione che ha avuto seguito.
Non posso, però, astenermi dal dire che avere un defibrillatore disponibile non sia sufficiente.
Senza voler scendere nei dettagli, è scientificamente provato che una persona vittima di un arresto cardiaco in cui per più di 5 minuti il sangue non circola, non ha praticamente alcuna possibilità di ripresa.
Cosa può permettere che il sangue circoli, nonostante l’arresto cardiaco, nell’attesa di un defibrillatore o dell’arrivo del personale sanitario? Il massaggio cardiaco e l’eventuale ventilazione.
I defibrillatori, anche quelli semiautomatici, bisogna saperli usare e non è pensabile che si continui a farlo “imparando sul momento” o a farlo guidati telefonicamente dagli operatori del 112. Lo si può fare, ma con risultati che potrebbero essere inferiori a quelli ottenibili avendo già familiarità con il massaggio cardiaco e con l’uso del defibrillatore.
Chi può effettuare il massaggio cardiaco? Chiunque. Basta essere formati.
Un massaggio cardiaco, per essere efficiente, prevede che vengano effettuate delle compressioni di 5 centimetri sul “punto giusto” dello sterno ad una frequenza di 100 – 120 compressioni al minuto eventualmente alternati a delle ventilazioni (bocca-bocca, maschera-bocca, con pallone di Ambu), nel rapporto di 30 compressioni / 2 ventilazioni. (In rete sono disponibili numerosi video che fanno vedere come si fa un massaggio cardiaco)
Io ritengo che tutte le persone “abili” debbano saper fare un massaggio cardiaco e in tal senso debbano essere formate. Un arresto cardiaco può capitare a chiunque e in qualsiasi circostanza. Non è pensabile contare sull’arrivo, entro cinque minuti, del personale sanitario: non sarebbe possibile neanche dislocando un’ambulanza ad ogni incrocio.
Da un lato invito tutti ad informarsi sui corsi di “Supporto vitale di base” nei quali viene insegnato, con l’uso di appositi manichini, il massaggi cardiaco, la ventilazione, l’uso del defibrillatore semiautomatico e tutto quanto è necessario saper fare in presenza di una persona colpita da arresto cardiaco. Questi corsi sono noti anche con la sigla BLS (Basic life support) o BLSD in cui la D sta per defibrillatore. (Qui trovate un interessante collegamento ad una pagina della Regione Friuli – Venezia Giulia)
Dall’altro suggerisco alla “politica” di prevedere una maggior graduale obbligatorietà al fine di formare tutte le persone abili. I cinque minuti ai quali accennavo prima sono determinanti e passano in fretta, specialmente se uno non sa cosa fare. Si potrebbe pensare, per esempio, a qualcosa come il subordinare il rinnovo della patente di guida alla presentazione di un attestato di frequenza ad un corso BLS. Ma forse chiedo troppo…
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