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Il 9 dicembre presso il Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia si è tenuta un’audizione ad un gruppo di genitori preoccupati su quanto avviene nelle aule scolastiche di ogni ordine e grado della nostra regione.
Ho voluto intervenire anche io segnalando due problematiche che ritengo importanti.
“Il Piccolo” del 10 dicembre 2015 riporta in modo distorto e polemico il mio pensiero.
Quello che segue è un mio scritto di chiarimento che ho inviato al quotidiano triestino.
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Leggo su Il Piccolo del 10 dicembre un articolo che, per necessità di sintesi, riporta in modo parziale il mio intervento all’audizione alla VI Commissione del Consiglio Regionale del 9 dicembre. Sono doverose alcune integrazioni da parte mia.
Nella prima parte del mio intervento ho espresso la preoccupazione che possa esserci un certo spirito di proselitismo da parte di ragazzi, in vario modo reclutati, che fungono da docenti dopo un brevissimo periodo di formazione in percorsi presentati come contrasto al bullismo omofonico.
Ho poi espresso la preoccupazione che l’uso del preservativo venisse presentato come sicuro al 100% nel prevenire le malattie a trasmissione sessuale.
Nel mio intervento segnalavo l’esperienza di paesi quali l’Uganda, dove l’infezione da HIV è particolarmente diffusa, che ha adottato delle campagne di prevenzione che si basano sull’ABC: astinenza, fedeltà e, da ultimo, uso del preservativo (Abstinence, Be faithful, Condom) con significativi risultati. Questo perché l’uso del preservativo non previene sempre le gravidanze e non previene sempre dal contagio di malattie a trasmissione sessuale.
Nell’audizione, per brevità, ho invitato ad andare a leggere con attenzione quanto riportato sui foglietti illustrativi allegati ai preservativi.
Nella letteratura scientifica ci sono degli studi in materia che, su gruppi di persone a rischio di contagio, riportano una sieroconversione di circa il 3% nonostante l’uso regolare della barriera meccanica. E’ per questo, ad esempio, che sono stati condotti studi randomizzati che valutano, in coppie stabili con un componente sieropositivo, di abbinare all’uso del preservativo anche terapie farmacologiche come la PEP (Post-exposure prophylaxis) o la PrEP (Pre-exposure prophylaxis), purtroppo con risultati non incoraggianti.
Recenti linee guida internazionali redatte da enti scientifici come, ad esempio, quelle della IUSTI (International Union against Sexually Transmitted Infections) affermano che la miglior prevenzione per la diffusione delle malattie a trasmissione sessuale sono la castità e la circoncisione in abbinamento all’uso del preservativo. A parlare sono fonti scientifiche e laiche.
Nel mio intervento ho sottolineato il fatto che le possibilità relativamente basse di contagio aumentano in proporzione all’esposizione e che, purtroppo, in alcun percorsi che entrano nelle scuole dei nostri figli vi è un invito alla promiscuità nell’avere dei rapporti sessuali di ogni tipo purché protetti da qualche tipo di preservativo. Non sempre è sufficiente.
Il mio non voleva essere un richiamo alla morale sessuale “ultra-cattolica”, ma la segnalazione laica, per il bene dei ragazzi, di un rischio che troppi ignorano o fingono di ignorare, in un ambiente idoneo come l’audizione in una Commissione del Consiglio regionale. Purtroppo il mio allarme non ho trovato auditori interessati all’ascolto né giornalisti interessati ad approfondire scientificamente l’argomento, fosse solo per confutarlo.
Marco Gabrielli
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