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Avv. Giancarlo Cerrelli -Vicepresidente Unione Giuristi Cattolici Italiani

La scorsa settimana la stampa cittadina ci ha informato sul fatto che il sindaco di Trieste ha ricevuto una lettera da una coppia di omosessuali che risultano “sposati” all’estero. Questa coppia chiede la trascrizione del loro “matrimonio” anche all’anagrafe triestina e si è rivolta proprio a colui che in città è l’ “ufficiale di stato civile”: il sindaco, appunto. Cosolini, in mancanza di una legge nazionale, non ha ancora risposto a questa lettera, ma si sta informando presso i legali del Comune e sta sondando la sua maggioranza che, particolarmente su questi temi, appare eterogenea.
Abbiamo voluto anche noi sentire il parere di un legale. Ci siamo rivolti a Giancarlo Cerrelli, Vicepresidente nazionale dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani.

Avvocato, in Italia non c’è il “matrimonio omosessuale”. Non è comunque la prima volta che una coppia omosessuale “unita in matrimonio” all’estero chiede il riconoscimento della loro unione e la trascrizione all’anagrafe italiana. Abbiamo anche assistito a delle “sentenze creative” da parte di qualche giudice. Come stanno attualmente le cose?

Come ha ben detto il “matrimonio omosessuale” non è previsto dal nostro ordinamento giuridico. Nel corso di questi ultimi anni ci sono stati vari tentativi da parte di coppie omosessuali sposatesi all’estero di far trascrivere il proprio “matrimonio” in Italia, ma senza successo. Questi, tuttavia, sono stati tentativi che hanno avuto lo scopo di propiziare la formazione di una giurisprudenza creativa che riconoscesse il diritto al matrimonio da parte di persone dello stesso sesso, così com’è avvenuto con la sentenza del Tribunale di Grosseto. Sappiamo, però, che la pronuncia del Tribunale di Grosseto è un “unicum”, non conforme né alla posizione della Corte di Cassazione, né a quella della Corte Costituzionale che con sentenze in materia hanno escluso categoricamente la trascrizione del matrimonio omosessuale in Italia, sia per la sua inidoneità a produrre qualsiasi effetto giuridico nell’ordinamento italiano, che per la sua non riconoscibilità come atto di matrimonio nell’ordinamento giuridico italiano. Che poi alcuni sindaci decidano di far trascrivere i “matrimoni” di persone omosessuali contratti all’estero, non fanno altro che compiere un atto illegittimo e contrario all’ordine pubblico. E’ chiaro che l’ufficiale di stato civile che trascrivesse un atto di tal genere, se ne deve assume la responsabilità.

Come consiglierebbe di agire al sindaco di Trieste, al quale sembra stia per pervenire una seconda analoga richiesta?

Consiglierei di respingere la richiesta e di non trascrivere il “matrimonio” perché sarebbe un atto “contra legem”. Pensi che la dottrina e la giurisprudenza hanno, da sempre, considerato il matrimonio tra persone dello stesso sesso “inesistente”, proprio perché manca del requisito essenziale della diversità di sesso. La Cassazione, con la sentenza 4184/2012 pur implicitamente superando il concetto d’inesistenza, tale “matrimonio” lo considera, comunque, inidoneo a produrre effetti giuridici.

Dal punto di vista “culturale” cosa possono provocare simili riconoscimenti e perché sono sbagliati?

Riconoscimenti di tal genere hanno soltanto una funzione simbolica. Con tali riconoscimenti si vuole fare pressing sul Parlamento affinché legiferi al più presto sui matrimoni gay. Un ipotetico matrimonio tra persone dello stesso sesso non ha un interesse pubblico, poiché è basato solo sull’affettività e, dunque, non rilevante dal punto di vista giuridico. E’ come l’amicizia, che non ha rilevanza giuridica, perché non produce un interesse pubblico a essere tutelata.
Il matrimonio eterosessuale è tutelato non per l’affetto tra i coniugi, ma perché lo Stato lo ritiene degno di tutela perché dà ordine alle generazioni, propizia dei ruoli naturali come: padre, madre, fratello, nonno, zio etc.
Un matrimonio omosessuale, al contrario, essendo strutturalmente sterile non gode di alcun interesse pubblico ad essere tutelato. Qualcuno potrebbe eccepire il debole pretesto dell’esigenza di tutelare i “diritti” della coppia omosessuale, ma chiedo a chi ponesse tale eccezione: che cosa impedisce, attualmente, a una persona omosessuale di disporre la destinazione dell’eredità al proprio partner? Chi preclude l’assistenza in ospedale del partner omosessuale?

Dopo le recenti promesse di Renzi crede che si arriverà presto in Italia al “matrimonio omosessuale”? Con che diritti? Ritiene che la cosa sia costituzionale?

Renzi sta accelerando un processo legislativo che mira a depotenziare la famiglia detta “tradizionale”. Lo sta facendo con una serie di provvedimenti come ad es. il divorzio sprint; dando, prossimamente, la possibilità agli ufficiali di stato civile di ricevere le separazioni e i divorzi consensuali, così evitando il giudice; ancora con il progetto di legge Cirinnà in discussione presso la Commissione giustizia del Senato che prevede di fatto il matrimonio omosessuale che però per ora viene chiamato unione civile, ma che è propedeutico ben presto a una modifica lessicale che lo rubricherà come matrimonio.
Fra non molto, infatti, si proverà a modificare il codice civile e in un futuro non è detto che non venga modificata la Costituzione per renderla più funzionale al progetto di decostruzione delle attuali basi sociali, per poi costruirle su basi diverse, non rispettose però della legge naturale.
Ciò che ho descritto non è, comunque, un processo ineluttabile; può essere fermato; si può invertire la rotta; ciò potrà avvenire se diventeremo missionari del buon senso e prenderemo coscienza che tutti abbiamo una missione da compiere per il bene della nostra società.

A cura di Marco Gabrielli

2014-07-11 Intervista a Cerrelli

(Pubblicato su Vita Nuova – Trieste del 11 luglio 2014)