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Sabato 13 settembre 2014, nel centenario dall’inizio della Prima Guerra Mondiale, presso il sacrario di Redipuglia (GO) Papa Francesco ha celebrato una Santa Messa.

Pubblico qui alcune fotografie scattate in quell’occasione.

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Papa Francesco esce dalla sagrestia

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Piove ancora: Papa Bergoglio appare fra gli ombrelli

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Ha smesso di piovere. Il Pontefice inizia l’omelia

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Il Santo Padre durante la predica

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Consacrazione

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Il Sacrario – cimitero di Redipuglia, teatro dell’evento

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La Presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani durante la Santa Messa

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L’assemblea durante la distribuzione dell’Eucarestia

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Qui il testo dell’omelia.

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Questo il testo di un articolo che ho scritto per il settimanale Tempi riguardo l’evento.

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Papa Francesco a Redipuglia: la “guerra è una follia”

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“La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere… sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia”
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Un papa Francesco a cui non siamo abituati quello che oggi nel Sacrario di Redipuglia ha celebrato una Messa nel centenario dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Nelle intenzioni del Papa non doveva essere un festeggiamento e non lo è stato. Una predica breve con parole chiare scandite nell’atmosfera cupa di un sacrario – cimitero in cui riposano 100.000 soldati, battuto dalla pioggia che è cessata solo dopo l’inizio della celebrazione eucaristica.

Cosa trova da dire il Santo Padre dopo aver visto la bellezza del paesaggio? Che la “guerra è una follia” che ha il suo piano di sviluppo nella distruzione. “La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione al potere… sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi sono spesso giustificati da un’ideologia” ha detto Papa Francesco che poi ha ripreso ripetutamente la risposta che Caino ha dato Signore al che gli chiedeva di suo fratello: “A me che importa?”.

Proprio in questa indifferenza generalizzata – “Ad essere onesti, la prima pagina dei giornali dovrebbe avere come titolo: “A me che importa?”, si sta forse combattendo “a pezzi” la terza guerra mondiale. Come non andare all’insegnamento del Vangelo di Matteo sul giudizio finale appena letto? “Abbiamo ascoltato: Lui è nel più piccolo dei fratelli: Lui, il Re, il Giudice del mondo, Lui è l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ammalato, il carcerato… Chi si prende cura del fratello, entra nella gioia del Signore; chi invece non lo fa, chi con le sue omissioni dice: “A me che importa?”, rimane fuori.”

Che grande “conversione del cuore” ci chiede papa Bergoglio? “passare da “A me che importa?”, al pianto. Per tutti i caduti della “inutile strage”, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo. Il pianto. Fratelli, l’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto.” Un pianto che manca agli affaristi della guerra, un pianto che è mancato a Caino la cui ombra si vede nella storia dal 1914, un’ombra che si vede ancora oggi.

Non ha deluso nessuno il suo discorso. Non ha deluso chi si aspettava una chiara presa di posizione contro la guerra, non ha deluso chi, ad esempio, si aspettava una chiara presa di posizione in favore di un intervento militare per fermare le guerre combattute ai giorni nostri. Ci sta tutto nella conversione del cuore che è stata chiesta da Papa Bergoglio, ci sta tutto nel pianto delle persone a cui importano le vite dei propri fratelli.

Marco Gabrielli

 

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Questo il testo di un articolo che ho scritto per il settimanale Vita Nuova di Trieste riguardo l’evento.

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Sabato scorso papa Francesco è dunque passato brevemente per Redipuglia. I media hanno parlato a lungo dell’evento, scendendo nei minimi dettagli. Hanno raccontato anche quello che i triestini che si sono recati al Sacrario hanno vissuto, la sveglia prima delle 5 del mattino, la partenza nei pullman organizzati dal Servizio diocesano per i pellegrinaggi, l’arrivo a Redipuglia, le lunghe ore in attesa sotto una tanto fine quanto incessante pioggia, l’arrivo discreto del Papa che ha evitato il consueto bagno di folla, il cessare della pioggia poco dopo l’inizio della Messa, la breve predica, la veloce partenza. Il Papa è stato visto solo da pochi dei 40.000 fedeli presenti perché l’architettura del Sacrario e la presenza di un muro di fedeli davanti all’altare ne ha impedito la visione. Non c’erano neanche i maxischermi…

Nelle intenzioni del Papa non doveva essere un festeggiamento e non lo è stato: non si festeggia il centenario dell’inizio di una guerra, anche se vittoriosa. Il perché lo ha spiegato nell’omelia: “la guerra è una follia”.

Della breve predica cosa è stato ripreso sui media? Il no alla guerra, l’attacco ad affaristi delle armi ed indifferenti, la terza guerra mondiale che forse è in corso anche se combattuta “a pezzi”.

Il Papa ha parlato anche di ideologia come giustificazione delle passioni ed impulsi distorti che portano alla decisione bellica. Già, l’ideologia che giustifica… Giustifica anche lo sviluppo mediante la distruzione, quello che è il piano della guerra secondo Papa Bergoglio.

E poi l’indifferenza. Quel “A me che importa”, moderna traduzione del “Sono io il custode di mio fratello” detto da Caino che il Papa ha pronunciato nove volte davanti alle ossa di oltre 100.000 soldati uccisi in guerra. Già, l’indifferenza. Quell’indifferenza con cui si leggono i giornali: “la prima pagina dei giornali dovrebbe avere come titolo: “A me che importa?”” ha detto il Santo Padre. Con quanta indifferenza noi leggiamo i giornali? I giornali sono pieni di morti per le quali noi siamo indifferenti. Papa Francesco parlava dei morti in guerra, ma ci sono altre morti per le quali abbiamo fatto il callo. Ci sono le morti di chi scappa dal proprio paese per non morire di guerra o di fame (ricordate la Messa del Papa a Lampedusa?), le morti bianche sul lavoro, le morti violente, le morti per incidenti stradali. Come siamo indifferenti alle morti per le guerre siamo indifferenti alle altre morti che leggiamo sui giornali. Ce lo ricorda un Papa che nel recente viaggio in Corea, per rompere la nostra indifferenza, si è fermato a pregare nel cimitero dei bambini abortiti. La nostra indifferenza ci fa dimenticare che ogni anno nella sola Italia vengono abortiti un numero di bambini ben superiore a quello presente nel cimitero – sacrario di Redipuglia…

La nostra indifferenza permette anche le guerre.

Come vincere l’indifferenza? Prendendosi cura dei fratelli secondo l’insegnamento del Vangelo di Matteo sul giudizio finale letto prima dell’omelia. “Abbiamo ascoltato: Lui è nel più piccolo dei fratelli: Lui, il Re, il Giudice del mondo, Lui è l’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ammalato, il carcerato… Chi si prende cura del fratello, entra nella gioia del Signore; chi invece non lo fa, chi con le sue omissioni dice: “A me che importa?”, rimane fuori.” ha ribadito il Pontefice.

Che grande “conversione del cuore” ci chiede papa Bergoglio? “passare da “A me che importa?”, al pianto. Per tutti i caduti della “inutile strage”, per tutte le vittime della follia della guerra, in ogni tempo. Il pianto. Fratelli, l’umanità ha bisogno di piangere, e questa è l’ora del pianto.” Un pianto che manca agli affaristi della guerra, un pianto che è mancato a Caino la cui ombra si vede nella storia dal 1914, un’ombra che si vede ancora oggi.

E’ proprio dei saggi riconoscere gli errori, provarne dolore, pentirsi, chiedere perdono e piangere.” ha detto Papa Francesco.

Sembra senza speranza il messaggio del Papa. Fermarsi al pianto? Un pianto che segue il riconoscimento degli errori, il dolore ed il pentimento. Ma un cristiano sa che c’è chi ha redento il mondo e vinto la morte. Un cristiano conosce la promessa di Gesù: il centuplo quaggiù e la vita eterna. Ci è stato ripetuto nel corso della Santa Messa di Redipuglia, lo abbiamo sentito chiaramente il giorno successivo nella festa dell’Esaltazione della Santa Croce. Non lo ha detto il Papa a Redipuglia: lui non dice le cose scontate, le cose che tutti i cristiani sanno bene. Il passaggio che ci ha chiesto è di prendere consapevolezza dell’orrore della guerra, una guerra che viene combattuta anche ai giorni nostri senza che ce ne accorgiamo. Come fare per evitarla? Un cristiano sa a chi chiedere perdono e come. Un cristiano sa chi può consolare il pianto. Un cristiano sa chi può salvare i corpi e le anime. Un cristiano sa che la preghiera a Dio è uno strumento efficace alla portata di tutti.

Marco Gabrielli

2014-09-19 Vita Nuova su Papa a Redipuglia