La Chiesa e l'ICI

La crisi che l'ltalia sta attraversando e la discussione sulle manovre atte a combatterla hanno riportato alla ribalta le polemiche sulle esenzioni fiscali, principalmente dal pagamento dell'ICI. Ad essere accusata di godere di una posizione privilegiata è Chiesa Cattolica. Questi temi vengono affrontati dai media e su internet mancando strumentalmente di chiarezza: non viene detto, ad esempio, che a beneficiare delle esenzioni non è solo la Chiesa Cattolica, ma innumerevoli enti statali e non profit, mentre a godere di benefici quali quello dell' “8 per mille” vi sono anche altre confessioni religiose, e lo Stato italiano stesso.

Chi protesta contro le esenzioni chiede che vengano eliminate quelle di cui gode la Chiesa Cattolica, la cancellazione dei patti Lateranensi e di tutto ciò che ne deriva, nonché l'abolizione dell'8Xmille o almeno di parte di questo.

Le proporzioni del “problema” riportate sui media raggiungono livelli assurdi: è facile leggere, ad esempio, che il patrimonio immobiliare italiano sia in possesso del “Vaticano” per una percentuale che varia, a seconda dei siti, dal 22% fino ad un terzo del totale e c'è anche chi sostiene che, in termini monetari, l'abolizione delle esenzioni porterebbe ad un incremento delle entrate che renderebbe inutili altre manovre aggiuntive. Dati che è facile capire siano privi di fondamento.

Come si diceva, la questione ruota principalmente attorno al pagamento dell’ICI – Imposta Comunale sugli Immobili – introdotta in Italia con il Decreto Legislativo n. 504/1992 che prevede, all’articolo 7, una serie di categorie di immobili che sono esentati dal pagamento dell’imposta. Sono esentati, fra gli altri, «gli immobili posseduti dallo Stato, dalle regioni, dalle province, nonché dai comuni»; «i fabbricati con destinazione ad usi culturali», «i fabbricati appartenenti agli Stati esteri e alle organizzazioni internazionali». In quest’ottica, riprendendo anche quanto stabilito nei Patti lateranensi, la legge stabilisce che siano esclusi anche i fabbricati di proprietà della Santa Sede specificatamente indicati nel Trattato dell'11 febbraio 1929. Un comma prevede che anche “i fabbricati destinati esclusivamente all'esercizio del culto, purché compatibile con le disposizioni degli articoli 8 e 19 della Costituzione, e le loro pertinenze”. In questo caso per “culto” non ci si riferisce alla sola fede cattolica, ma a tutti i “culti” compatibili con i dettami della Costituzione.

Il comma i) del art. 7 del D. L. 504/92 esclude inoltre dal pagamento dell'ICI gli immobili utilizzati da enti pubblici e privati diversi dalle società che non hanno per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciali destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di religione, alla formazione del clero e dei religiosi, a scopi missionari, alla catechesi, all'educazione cristiana.

La legge prevede quindi l'esenzione dal pagamento dell'ICI in base alle finalità dell'uso degli immobili ed escludendo i soggetti che abbiano una natura commerciale.

Fin qui la legge. E le polemiche? E' facile capire come questa legge preveda l'esenzione del pagamento dell'ICI ad una serie di enti “non profit”, qualora non svolgano attività commerciali, in un'ottica di sussidiarietà. Una simile agevolazione ha senso di esistere quando ciò che viene agevolato è un apporto che realizza pubblica utilità pur venendo erogato da soggetti diversi da quello pubblico. La legge cerca di favorire coloro che si impegnano a realizzare opere assistenziali e previdenziali, ospedali, scuole, centri di accoglienza, centri culturali, ricreativi e sportivi, qualora lo facciano senza avere le caratteristiche di un'attività commerciale.

Nel corso degli anni più recenti vi sono state delle sentenze della Corte di Cassazione a cui sono seguiti dei Decreti Legislativi interpretativi e dei ricorsi alla Commissione Europea che ha comunque archiviato già due volte le procedure contro l’Italia non riscontrando la presenza di un aiuto dello Stato nei confronti della concorrenza a favore degli enti religiosi rispetto ad altri soggetti che offrissero analoghi servizi.

Argomento di questa polemica spesso citato dai giornali italiani, anche di elevata tiratura e senza smentite, è che sia sufficiente la presenza di una “cappellina” in un albergo a cinque stelle per esentare dal pagamento dell'ICI come dicono avvenga, ad esempio, nella foresteria dell'abbazia di Chiaravalle. Ora, a parte che la foresteria dell'Abbazia di Chiaravalle non è un albergo a cinque stelle da 300 euro a notte, ma una foresteria utilizzata da chi partecipa ai ritiri spirituali pagando 30 euro al giorno pasti compresi, è facile capire che un albergo sarebbe soggetto al pagamento dell'ICI anche se fosse di proprietà della Chiesa che abbia o meno una cappellina all'interno proprio perché soggetto ai canoni commerciali. La caritatevole attenzione verso i più deboli ha fatto si che, nel corso dei secoli, i cristiani si siano adoperati nella costruzione di opere quali ospedali, rifugi per ragazze madri, colonie per ragazzi, case per ferie per anziani, case di accoglienza situate vicino agli ospedali per parenti dei malati, pensionati per studenti fuori sede, case religiose che accolgono temporaneamente fedeli per ritiri, esercizi spirituali o attività culturali... Non proprio alberghi a cinque stelle e non fonte di guadagni.

Da non dimenticare che esentati dal pagamento dell'ICI sono anche le numerosissime “ONLUS” presenti sul territorio nazionale che non hanno natura commerciale e svolgono un attività fra quelle elencate nel comma i) del art. 7 del D. L. 504/92.

Ovviamente vi possono essere degli abusi su cui le Autorità preposte devono vigilare affinché vengano evitati. Volendo rigirare le accuse si potrebbe dire che potrebbe essere sufficiente una piscina, una palestra o un semplice tavolo da ping-pong affinché un albergo a 5 stelle di proprietà di una società sportiva non paghi l'ICI...

Marco Gabrielli
(per "Vita Nuova"
settimanale della diocesi di Trieste)

Ritorna a "Scritti"