«Aspettatevi un cammino, non un miracolo!»

XXXIII Pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto

11 giugno 2011

«Aspettatevi un cammino, non un miracolo». Questo il richiamo destinato ai circa 80.000 pellegrini che hanno partecipato alla 33esima edizione del Pellegrinaggio a piedi dallo stadio di Macerata alla Santa Casa di Loreto di sabato 11 giugno. «Aspettatevi un cammino, non un miracolo che eluda le vostre responsabilità, che elida la vostra fatica, che renda meccanica la vostra libertà. No! Non aspettatevi questo. È questa una differenza profonda da prima, dal cammino percorso fino adesso: la differenza profonda è che non potrai seguirci se non teso a comprendere. Adesso dovrai incominciare ad amare realmente la vita e il suo destino». Lo scriveva alcuni anni fa don Giussani, lo ha ripreso don  Julián Carrón nel messaggio destinato ai pellegrini di tutte le età, provenienti da tutta Italia, da numerosi paesi europei ed anche da più lontano. Era solo la prima provocazione fra quelle sentite nel corso del pellegrinaggio. Aspettando l'arrivo di tutti i pellegrini si è cantato e sono stati insegnati alcuni canti. Poi alcune testimonianze, fra cui quella di Mario Dupuis dell'opera “Ca' Edimad” di Padova. A seguire la Santa Messa, celebrata dal vescovo francese mons. Jean-Louis Brougès, segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica. “Intimidito” dal numero dei pellegrini presenti ha iniziato la sua predica dicendo: “E’ davvero una cosa stupefacente: più le nostre società si secolarizzano, e si comportano, per riprendere le parole del nostro Papa, «come se Dio non esistesse», e più le manifestazioni di devozione semplice e fervente, in una parola popolare, attirano un numero crescente di persone appartenenti a tutte le categorie sociali.” Nella predica ha poi raccontato della devozione del filosofo Cartesio verso la Madonna di Loreto, presso la cui casa è stato nel 1623 “per raggiungere, attraverso un contatto fisico con la casa della Vergine, la Madre del Logos, Colui per mezzo del quale tutto è stato fatto“. Il vescovo ha poi presentato la figura di un mendicante francese, poi divenuto santo, San Benedetto Labre, presente a Loreto l'11 febbraio 1777. Mons.  Brougès ha voluto sottolineare il fatto che “In un mondo che si sottometteva già alla ragione utilitaristica, Benedetto Labre ha voluto diventare il testimone della gratuità e dell’abbandono alla Providenza, alla carità dei suoi fratelli!”.

Dopo la messa l'inizio del cammino. Una qualcosa di molto concreto, da fare passo dopo passo per circa 28 chilometri, nella notte. Un cammino fatto assieme a tante altre persone. Un cammino con una meta. Un cammino con tante domande di cambiamento. Un cammino guidato. Un impeccabile sistema di amplificazione permetteva a tutti l'ascolto delle parole di mons. Giancarlo Vecerrica, vescovo di Fabriano Matelica, da 33 anni guida del pellegrinaggio, l'ascolto delle testimonianze che si sono via via susseguite, la recita del rosario, i canti tradizionali o tipici del repertorio delle varie associazioni e movimenti presenti.

Durante il cammino alcune tappe: l'esposizione del Santissimo a Sambucheto, dove c'è solo il tempo per un breve atto di devozione; a san Firmano vengono distribuite le fiaccole colorate che illuminano il cammino e si assiste ai fuochi artificiali; a Chiarino viene distribuita la colazione: la notte volge al termine; è poi una gioia vedere il santuario di Loreto illuminato dalle prime luci dell'alba, ma il cammino non è ancora finito; manca ancora una salita, i cui tornanti permettono di intuire il numero dei presenti, e la discesa di Montereale, spesso rappresentata nelle fotografie del pellegrinaggio, nella quale un “muro di pellegrini” con le mani alzate  canta “Pieni di forza di grazia e di gloria!”. Al termine della discesa c'è la Madonna nera di Loreto che attende i pellegrini; da ultimo il santuario, la coda per entrare nella Santa Casa, nelle cui mura “Il verbo si è fatto carne”.

”Solo una mendicanza desiderosa di capire ci può strappare dal nulla che incombe sui nostri desideri più veri e sui nostri tentativi più grandi. In un mondo che ha voltato le spalle a Cristo e alla Sua presenza storica - la Chiesa -, non potremo resistere se non diventerà in noi chiara la ragione per cui siamo cristiani.“ continuava il messaggio iniziale di don Carron. Una ragione che il pellegrinaggio ha dato l'occasione a molti di rendere più chiara.

(Qui si possono trovare alcune immagini del Pellegrinaggio)

Marco Gabrielli
(per "Vita Nuova"
settimanale della diocesi di Trieste)

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