Beatificazione papa Giovanni Paolo II

Roma,  1 maggio 2011

Perché andare ad assistere alla beatificazione di papa Giovanni Paolo II? Me lo sono chiesto più volte nei giorni che hanno preceduto l'evento e durante il viaggio verso Roma. Tanti i ricordi del suo lungo pontificato ad iniziare dalla sorpresa, io ancora ragazzino, il giorno della sua nomina per questo nome a me completamente sconosciuto e quasi completamente sconosciuto ai più. Ricordo benissimo la prima volta che l’ho visto dal vivo nell'incontro del 16 maggio 1980 a Roma, a cui ho partecipato assieme agli studenti di Comunione e Liberazione. Una data che segna anche il mio ingresso nel movimento di don Giussani che in quelli anni adottava come testo di catechesi l'enciclica “Redemptor hominis”, per educarci all'amore a Cristo, unico capace di salvare l'uomo. Ricordo poi l'incontro del settembre 1984 in cui papa Giovanni Paolo II ci ha rivolto un chiaro invito alla missionarietà anche al di fuori dei confini dell'Italia, un invito che molti “ciellini” hanno raccolto facendo nascere numerose comunità in tutto il mondo. Come dimenticare l'incontro in aula Nervi a cui ho partecipato assieme ai profughi istriani? In quell'occasione al suo passaggio fra i pellegrini, dopo avergli stretto la mano, ricordo che alla mia affermazione “Sono di Comunione e Liberazione!”, lui ha risposto con un indimenticabile “Bene! Bene!” che ha confermato il mio cammino.

Ricordo bene gli attacchi a cui è stato sottoposto negli anni dalla stampa e da certi gruppi di intellettuali, con una violenza del tutto paragonabile a quella a cui viene sottoposto oggi papa Benedetto e su analoghi argomenti. Ora i media sembrano non ricordarsi più di questa malevolenza nei suoi confronti, ma allora, per me giovane studente liceale prima ed universitario poi, è stata l'occasione per approfondire, capendone le ragioni profonde, il magistero del papa e della Chiesa.

Un debito di riconoscenza, quindi, mi ha portato a Roma. Ed ero in buona compagnia. Quello che sorprendeva era il numero dei paesi di provenienza dei pellegrini. Non solo italiani e polacchi, ma anche tedeschi, francesi, ungheresi, spagnoli, slovacchi e da altri paesi europei; poi statunitensi, canadesi, nicaraguegni, messicani, argentini e da altri paesi latino-americani; ma anche cinesi e filippini sono quelli che ho incontrato e potuto riconoscere. Se così tante persone hanno intrapreso viaggi così lunghi significa che dovevano molto al papa polacco.

Grande anche il numero di movimenti ed ordini religiosi in vario modo riconoscibili, segno di riconoscimento verso l’apertura e l’incoraggiamento che il nuovo beato ha rivolto verso i carismi che operano all’interno della Chiesa.

Tantissimi erano i sacerdoti, particolarmente giovani sacerdoti, presenti a Roma. La loro presenza faceva intuire la loro riconoscenza: segno, anche questo, di una Chiesa viva e ravvivata dal suo pontificato.

Quando papa Benedetto XVI ha pronunciato la formula di beatificazione non poche sono state le lacrime di commozione che i fedeli presenti a san Pietro e nei posti vicini hanno versato. Un modo per ringraziare Dio per averci donato, nel beato Giovanni Paolo II, un esempio di che cosa può fare Cristo quando un uomo si lascia afferrare da Lui. Il fatto che il nuovo beato sia stato a lungo chiaro punto di riferimento nel cammino per molti dei presenti ha fatto il resto.

Della predica di papa Benedetto XVI, oltre al richiamo alla devozione mariana e alla Divina Misericordia, mi ha particolarmente colpito il richiamo alla gratitudine del Beato Giovanni Paolo allo Spirito Santo per il dono del Concilio Vaticano II, alla cui causa si è speso aprendo a Cristo le porte della società, della cultura, dei sistemi politici ed economici.

Le parole con cui papa Ratzinger ha terminato l'omelia mi sono sembrate particolarmente commuoventi e significative: “Beato te, amato Papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto! Continua a sostenere dal Cielo la fede del Popolo di Dio. Tante volte ci hai benedetto in questa Piazza dal Palazzo! Oggi, ti preghiamo: Santo Padre ci benedica! Amen.” Chissà quante volte negli anni il cardinale Ratzinger avrà chiesto una benedizione a papa Giovanni Paolo II? Ancora una volta lo ha fatto pubblicamente nel giorno della sua beatificazione papa Benedetto XVI, non più al papa, ma al beato Giovanni Paolo, aspettandosi tanto dal vecchio amico ed indicando una possibilità per tutti gli uomini che l'hanno conosciuto e l'hanno amato: nelle vostre preghiere affidatevi a Lui.



2 maggio 2011
Marco Gabrielli
(per "Vita Nuova"
settimanale della diocesi di Trieste)

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