Obiezione di coscienza: cosa chiede il papa ai farmacisti

Cos’è l’obiezione di coscienza? -Si definisce obiezione di coscienza il rifiuto di assolvere a un obbligo di legge gli effetti del cui espletamento si ritengano contrari alle proprie convinzioni ideologiche, morali o religiose. Colui che pratica tale opzione si chiama obiettore di coscienza. Caratteristica saliente dell’obiezione di coscienza è l’assunzione in prima persona delle conseguenze civili e penali che dall’obiezione derivano.-

Nel corso della storia molti sono gli esempi di persone che non hanno obbedito a leggi o ordini superiori per obbedire alla propria coscienza. Vengono subito in mente gli uomini che, rifiutando di prestare il servizio militare per evitare di uccidere altri uomini, sono stati accusati di diserzione e condannati al carcere o i medici ed il personale infermieristico che, tutelati dalla legge, si rifiutano di partecipare a pratiche abortive ammesse dalla stessa legge.

Fra i molti si possono ricordare come esempio i due medici statunitensi che, circa un anno fa, si sono rifiutati di “prescrivere” i farmaci necessari per l’esecuzione delle condanne a morte in quanto, come da loro dichiarato, il medico cura e non uccide.

Ma in ogni mestiere o professione si può pensare ad un “mi rifiuto!” davanti a situazioni che una coscienza educata ritiene ingiuste di per se stesse o per le conseguenze che possono derivare.

A fine ottobre il papa si è espresso con chiarezza sul tema invitando a non “anestetizzare le coscienze”. Lo faceva parlando ai farmacisti cattolici riuniti nel loro 25° congresso mondiale. A loro ricordava di avere “un ruolo educativo verso i pazienti per un uso corretto dell'assunzione dei farmaci e soprattutto per far conoscere le implicazioni etiche dell'utilizzazione di alcuni farmaci” in particolare quelli “che hanno come fine quello di evitare l'annidamento di un embrione o di abbreviare la vita di una persona”.

Nello stesso incontro il papa ha raccomandato di rispettare le norme etiche fondamentali nelle sperimentazioni terapeutiche non utilizzando le persone in modo sconsiderato, come oggetti, e con la prospettiva di un miglioramento della persona malata e non solo la ricerca di avanzamenti scientifici.

Anche la solidarietà “nell'ambito terapeutico, per permettere l'accesso alle cure e ai farmaci di prima necessità a tutte le fasce della popolazione e in tutti i paesi, in particolare alle persone più povere” è stata ribadita da papa Benedetto quale preoccupazione opportuna per le diverse strutture farmaceutiche.

Speriamo che l’invito del papa a non anestetizzare le coscienze sia di stimolo per quanti vengono quotidianamente in contatto con scelte etiche così importanti e che aumentino gli obiettori di coscienza pronti a sopportare le eventuali conseguenze, in questo incoraggiati e supportati dalla comunità cristiana.

In effetti, riguardo l’obiezione di coscienza, sono varie le situazioni in cui i farmacisti esercitano la loro professione a livello mondiale: ad esempio, nel Regno Unito, in Cina e in altri paesi la RU486 (farmaco espressamente abortivo) è acquistabile senza ricetta medica, in Spagna chi non dispone e non vende farmaci che impediscono l’annidamento dell’embrione (cosiddetta pillola del giorno dopo) rischia fino a 30.000 euro di multa e la chiusura della farmacia; qualcosa di analogo è previsto dalla legge cilena. In Italia, dove la pillola del giorno dopo è in vendita dal 2.000, il tema è molto controverso e difficilmente riassumibile. Chi si rifiuta di vendere farmaci con effetto anti-annidatorio e quindi abortivo, lo fa invocando, fra gli altri, l’articolo 2 della Costituzione (“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo,…”), un paio di sentenze della Corte Costituzionale e l’obiezione di coscienza prevista dalla legge 194/78, ma può essere denunciato in base ad una legge che prevede l’obbligo di vendere qualsiasi farmaco prescritto dal medico. Alcune recenti sentenze sembrano dare ragione a chi si rifiuta di vendere farmaci che hanno come fine dichiarato di impedire l’annidamento dell’embrione e quindi la sua eliminazione.

Marco Gabrielli

Trieste, 6 novembre 2007