Provocazione
Su di un caso di aborto selettivo

Ci siamo abituati: ci sono notizie che non ci sconvolgono più. Le leggiamo senza pensarci su troppo, rischiando di non dare un giudizio sui fatti che accadono, assorbendo così il pensiero dominante.

La notizia, così come apparsa sulla prima pagina del “Corriere della Sera” di domenica 26 agosto 2007 è questa: “Aborto selettivo “sbagliato”: muore il feto sano”

La notizia è tutta nel titolo, così come la sua drammaticità. In dettaglio: una donna di 40 anni in attesa di 2 gemelli da più di 90 giorni viene a sapere che uno di questi è sano mentre l’altro è affetto da gravi malformazioni. Decide di abortire selettivamente quello malato. Fermiamoci un attimo a rifletterci su quanto ho appena scritto: rendiamoci conto che rischiamo di dare per scontato che l’aborto oltre il terzo mese viene eseguito per evitare al bambino e alla sua famiglia una vita di sofferenze. Questa è la mentalità del mondo, ma noi cosa pensiamo ormai riguardo ciò?

L’articolo spiega che l’ecografia non distingue quale sia il feto con “alterazioni cromosomiche inequivocabili” perché entrambi hanno uno sviluppo apparentemente normale. Il feto eliminato, però, risulta sano. Sembra, che la donna abbia abortito anche il secondo feto, presentando denuncia “alle forze dell’ordine”. Penso che la gente della strada ora articoli un ragionamento sul tipo: se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi. Qual è il nostro pensiero a tal proposito?

Gli autori proseguono: “Il medico che ha praticato l’aborto – una donna – è considerata un’esperta”. Esperta in aborto? Si!: continua il Corriere “ha lavorato con Giorgio Pardi, uno dei più noti abortisti d’Italia.” Sinceramente non pensavo proprio esistessero “esperti in aborto”… Attenzione però, questo è già un giudizio, un’ulteriore spallata che aiuta il formarsi di una mentalità, un’informazione che si anniderà nelle circonvoluzioni del cervello.

L’articolo, dopo aver sottolineato l’eccezionalità del caso e rassicurato circa l’affidabilità dell’ospedale, prosegue prevedendo il nascere di un dibattito bioetico come in un caso analogo - l’aborto selettivo di un feto sano per salvarne altri 3 – e spiegando che la legge 194/78 non fa riferimento alle gravidanze gemellari.

Non voglio concludere questa mia provocazione con ulteriori giudizi sintetici. Invito però tutti a guardare le notizie, tutte le notizie, con attenzione, a paragonare ciò ci che si legge con ciò che ci detta il nostro cuore, con le nostre esigenze fondamentali, con la nostra educazione, con i giudizi che gli uomini di Chiesa danno sui fatti.

Marco Gabrielli

Trieste, 27 agosto 2007.

Ritorno a "Scritti"