Lettera a don Giussani, di ritorno dal suo funerale

Carissimo don Giussani,

ti scrivo di ritorno dal tuo funerale, io che, per quanto non all’altezza, sono fra quelli che si considerano tuoi figli.

Come tantissimi altri, ho conosciuto quello che da te è nato ai tempi delle scuole superiori, quando le domande che ogni uomo ha dentro cercavano prepotentemente una risposta. Da nessun’altra parte queste mie domande, che tu chiami senso religioso, sono state prese tanto sul serio. In ciò che da te è nato ho trovato un metodo per raggiungere la risposta alle domande. Nessun altro mi ha mostrato così chiaramente una risposta che non rinnega nulla, neanche la morte. La risposta è Cristo, Cristo incontrabile ora, anche da me, in una Compagnia che lo incarna, così come è stato 2000 anni fa per Andrea, per Giovanni, per Zaccheo il pubblicano che l’hanno seguito e per il giovane ricco che non l’ha seguito, andando via triste.

Nelle lezioni degli esercizi spirituali, a cui ho partecipato da universitario, riuscivi a spiegare il dramma dell’uomo in un modo affascinante, citando scrittori, poeti, pittori e musicisti che pure si studiano a scuola, ma riuscendo a far emergere il lato più drammaticamente umano della ricerca di un significato. Mi hai insegnato che questa ricerca di significato porta immancabilmente a Cristo, mi hai fatto capire che la Chiesa è una presenza viva, non un insieme di regole morali o divieti. E questo, per un ragazzo, ha degli effetti dirompenti.

In macchina, nel viaggio verso Milano, abbiamo recitato il rosario leggendo i tuoi commenti ai misteri. Negli ultimi tempi quante volte ci hai invitato a recitarlo? Quante volte ci hai detto di affidarci a Maria? Quante volte ci hai fatto sentire e pregare l’inno alla Vergine di Dante? Ci hai sempre indicato la figura della Madonna, mai tanto spesso quanto negli ultimi tempi.

Nella metropolitana di Milano ho avuto modo di ripensare alla tua passione per tutti gli uomini, che non mi sono estranei, perché con tutti condividiamo lo stesso destino, Cristo, e al tuo desiderio, che diventa domanda e preghiera, che tutti, anche quelli che ci stanno occasionalmente vicini in un metrò, lo possano incontrare e riconoscere. Lo sguardo con cui guardavi tutti, attento a valorizzare il positivo presente in ognuno, dava corpo allo sguardo di Cristo.

Nonostante la tua malattia non sono mancati i tuoi contributi pubblici, contesi fra le grandi testate giornalistiche e televisive. L’ultimo di questi alla vigilia del Natale scorso con un intervento al TG 2. Leggendo e rileggendo il breve testo è facile scoprire ogni volta una nuova sottolineatura del Fatto che il Figlio di Dio diventa un bambino nella storia umana. Hai poi scritto l’intenzione della Messa da celebrare in occasione del 23° anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di CL invitando a ricordarci “spesso di Gesù Cristo, perché il cristianesimo è l’annuncio che Dio si è fatto uomo e soltanto vivendo il più possibile i nostri rapporti con Cristo noi “rischiamo” di fare come Lui”.

Al distacco da te siamo arrivati gradualmente: già da un po’ non tenevi più le lezioni agli annuali esercizi spirituali della Fraternità, limitandoti, inizialmente, ad essere presente alla sintesi e, ultimamente, apparendo in videoconferenza solamente per un saluto finale, sempre attesissimo. Così facendo hai indicato le persone che maggiormente godevano della tua stima.

Al funerale c’erano tantissime persone, tantissimi giovani, che non hanno avuto modo di conoscerti personalmente e neanche di vederti o sentirti dal vivo. Anch’io non ho incontrato il Movimento direttamente attraverso te, ma attraverso delle persone che ti seguivano. In tutto il mondo è accaduto, accade e accadrà lo stesso. Tu stesso poi non hai mai voluto legare a te le persone, ma le hai volute tutte rimandare a Cristo.

Ci hai lasciato scaffali di libri, scritti da te o trascrizioni di tuoi discorsi o di informali conversazioni nelle quali vengono trattati i più svariati argomenti. A questi testi potremo sempre riandare per capire meglio il tuo pensiero.

So bene quanto ritieni importante la Scuola di Comunità, momento normale di catechesi e di incontro settimanale, per studenti e adulti, che tu hai sempre voluto pubblica ed aperta alla partecipazione di chiunque vi venga invitato negli ambienti di studio e di lavoro: cercherò sempre più che questo momento diventi una vera e propria scuola, in cui, paragonando la mia esperienza con la lettura dei testi proposti io possa capire sempre più cos’è il cristianesimo.

La Chiesa, con il messaggio del Papa e la presenza di così tanti cardinali, vescovi e sacerdoti al tuo funerale ha voluto testimoniare la sua vicinanza spirituale. Anche a Trieste, celebrando la Messa nel giorno della tua morte, abbiamo potuto sentire le parole di conforto del vescovo mons. Ravignani e abbiamo avuto modo di essere confortati dalla presenza di numerose persone appartenenti ad altri movimenti.

La mia vita è cambiata dopo l’incontro con CL ed è quotidianamente cambiata dall’appartenenza a questo Movimento. Non posso che ringraziare te e il Signore di questo incontro fatto e gli amici per la compagnia che mi fanno lungo questa strada che porta a Cristo.

Ciao don Giussani, tuo

Marco Gabrielli

Trieste, 24 febbraio 2005.