Presentazione “La Politica è un bene” – Sesta giornata di campagna elettorale

In mattinata ho avuto l’occasione di ascoltare il senatore Mario Mauro presentare il documento di Comunione e Liberazione “La politica è un bene”.

Mario Mauro è venuto a Trieste non in qualità di senatore, non per l’esperienza maturata negli anni spesi in politica, non per l’essere stato Ministro della Difesa, ma per il fatto che vive l’esperienza di Comunione e Liberazione, esperienza che condivide con me. Ovviamente ha parlato di sé raccontando esperienze vissute in prima persona grazie ai ruoli che ha ricoperto e che ricopre tuttora.

Cerco qui di riassumere quanto ha detto.

Per affrontare il tema del bene comune e la sua complessità è partito da un suo recente viaggio in Siria e dall’esperienza siriana. Il bene comune non è la media degli interessi in gioco: se, ad esempio, il bene è la pace, è sufficiente che questa manchi ad una sola persona perché non si possa parlare più di bene comune. Proprio parlando della crisi siriana ha citato papa Francesco che sostiene che stiamo vivendo una “guerra mondiale a pezzi”. Mario Mauro ha ricordato la guerra civile spagnola che è stato il “banco di prova” per la successiva Guerra Mondiale. Ha poi illustrato, con la competenza che gli deriva dall’essere stato Ministro della Difesa, gli stati e le forze in campo nelle varie zone “calde” del Medio Oriente. Ha raccontato di come a Beirut i rifugiati siriani siano tanti quanti i libanesi e di come, ad esempio, le scuole siano aperte fino a mezzanotte per permettere a tutti di frequentarle distribuiti su più turni. Ha poi “dato i numeri” dei milioni di profughi che sono rifugiati in nei vari paesi dell’area sud del Mediterraneo per finire ad illustrare le forze delle superpotenze impegnate nei vari conflitti locali.

Il bene comune, che, nella crisi siriana, è la pace non è la media degli interessi in gioco perché l’interesse di ognuno esclude l’interesse degli altri. E allora come raggiungere la pace in Siria? Capendo che il bene comune è l’affermazione di un ideale talmente grande senza il quale a nessuno è possibile raggiungere lo scopo che si prefigge. Proprio per questo, nel costruire una ipotesi concreta di pace, bisogna avere la capacità di andare oltre.

Come esempio di questo andare oltre ha citato l’esperienza di scuola cristiana di Sarajevo che veniva frequentata da ragazzi di tutte le etnie e che ha costretto i genitori ad immaginarsi un modo per difendere i figli dai cecchini che cercavano di impedirne la frequenza.

Un’altro esempio di questa costruzione del bene comune all’opera sono le forze di interposizione, come sono i soldati italiani presenti ora in Bosnia e nel Kosovo.

Come abbiamo visto Il bene comune ha la caratteristica della complessità, ma anche la caratteristica della indispensabilità: se non c’è il bene comune non può esserci convivenza civile. Come esempio ha citato il primo ministro inglese Cameron che è arrivato a dire che se la Gran Bretagna uscisse dalla Comunità europea bisognerebbe mettere in conto che entro 10 anni ci possa essere una guerra. Nell’imperfezione del progetto politico dell’Europa Unita c’è un qualcosa che ha garantito la pace per tutti questi anni e la garantisce tuttora.

Perché allora intromettersi? Perché mettersi in mezzo rischiando di essere accusato di avere interessi diversi dalla composizione del bene comune? Mario Mauro ha raccontato di essere stato in Polonia per il venticinquesimo ‘anniversario dei fatti del 1981 che hanno visto protagonista Solidarnosc e la “rivoluzione” che ne era susseguita. Durante le manifestazioni hanno preparato 25 grandi poster che avevano, da un lato, immagini d’epoca e dall’altro delle fotografie di ragazzi di 25 anni che non sapevano praticamente nulla sui fatti del 1981. Il venticinquesimo poster era un’immagine di una stele nera con su scritto “Chi non ha memoria del proprio passato non ha diritto alla libertà”. La politica serve non se diventa essa stessa misura di tutte le cose diventando così violenta ideologia. Ora l’ideologia più pericolosa è quella che prende in ostaggio il nome di Dio per fare quello che vuole.

Ogni tentativo di fare politica è un bene perché è nella logica di veder migliorare le logiche di vita in comune proprio perché uno sente che la propria professionalità, quello che uno sa fare, è lo strumento attraverso cui prende forma la rappresentanza dei bisogni del popolo, dei bisogni, più o meno drammatici, della gente.

In tante circostanze ci sono delle situazioni che rendono impossibile un bene e Mario Mauro ne ha citate alcune. In Italia c’è tanta confusione, ma davanti alla confusione c’è bisogno di vocazione. Ecco perché cercare di occuparsi del bene di tutti è anch’esso un bene.

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