Ancora sull’eutanasia

Il 12 settembre il quotidiano triestino “Il Piccolo” pubblica le seguenti “Segnalazioni” a firma Clara Comelli (Associazione Radicale Certi Diritti) e Salvatore Porro (Movimento Cattolico Famiglia e Vita) oltre alla mia il cui testo trovate cliccando qui, sul tema dell’eutanasia. Di seguito trovate la mia risposta inviata oggi (14 settembre) al giornale.

2013-09-12 Il Piccolo pagina 34 Intervento ComelliQuesto l’intervento di Salvatore Porro. A seguire la mia risposta.

2013-09-12 Il Piccolo pagina 34 Intervento Porro

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Voglio innanzitutto tranquillizzare la dottoressa Clara Comelli: non sono in agente segreto della Santa Sede! Il mio intervento è assolutamente laico, basato sulla legge naturale e sull’osservazione di quanto accaduto ed accade in Italia e nel mondo quando certi valori vengono negati.

Ho letto più volte la “Proposta di legge di iniziativa popolare su: Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia“ e non ho qui modo di criticarne ogni singolo passaggio. Ma argomenti ci sono e sono tanti: teorici e pratici perché osservati in altri paesi dove l’eutanasia è legale. Il testo ricorda troppo la legge sull’aborto. Vorrei trovare una sola donna che abbia trovato presso il medico di fiducia o il consultorio dello Stato, come prescrive l’art. 5 della legge che prevede la “tutela sociale della maternità” (194/78), tutto l’aiuto necessario a rimuovere le cause che l’abbiano portata alla richiesta di aborto ed abbia quindi proseguito la gravidanza. Analogamente la legalizzazione dell’eutanasia potrebbe essere una facile e pericolosa scappatoia per quei politici che non si prendono cura dei cittadini anche in un ottica di risparmio. In questo concordo parzialmente con la Comelli.

Per allargare un po’ gli orizzonti e capire le ragioni di un certo impegno contro l’eutanasia, invito la dottoressa Comelli ed i lettori a leggersi quanto presente, dati approfondimenti e rassegna stampa, sul sito di “Scienza e Vita” o di “Medicina e Persona”.

Riguardo l’”eutanasia clandestina” dico che anche se una esigua minoranza (3,6%), di una parte minoritaria di medici (i rianimatori), su un questionario anonimo dichiara di aver “somministrato volontariamente farmaci letali”, senza specificare se su richiesta dell’assistito, dei parenti o su decisione unilaterale del medico ed andando contro il Codice Penale ed il Codice di Deontologia Medica (Art. 17: “Il medico, anche su richiesta del malato, non deve effettuare né favorire trattamenti finalizzati a provocarne la morte”), non significa che l’eutanasia debba essere legalizzata. Sarebbe come chiedere, con tutte le conseguenze immaginabili, l’abolizione delle tasse perché esistono gli evasori fiscali o l’abolizione dei limiti di velocità perché questi nonvengono rispettati.

Alla dottoressa Comelli comunico, temendo non le faccia piacere, che se la proposta sull’eutanasia è stata presentata al Parlamento Italiano perché sono state raccolte le 50.000 firme necessarie, anche altre firme, raccolte pure a Trieste, quelle della campagna europea per il riconoscimento giuridico dell’embrione denominata “Uno di Noi”, hanno superato la soglia del milione necessario ed ora verranno portate al Parlamento Europeo. Anche qui si parla di vita, ma il senso è diametralmente opposto.

Da ultimo ritengo proprio triste leggere che le persone che firmano in favore dell’eutanasia dichiarino di prendersi l’ultima ed unica libertà della propria vita nel decidere la propria morte: siamo sicuri che siano proprio liberi in quella circostanza?

 

 Marco Gabrielli

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Martedì 17 settembre quanto da me scritto viene pubblicato a pagina 33 de “Il Piccolo”. Questa la scansione del giornale:

2013-09-17 Il Piccolo pagina 33 Intervento Gabrielli